Forse un attacco con i droni. Forse un commando penetrato in territorio nemico. Ma di certo l’azione che ha distrutto il deposito di carburante di Bryansk, 150 chilometri oltre la frontiera ucraina, ultimo di quattro incendi sospetti in territorio russo, è stata condotta con armi ed equipaggiamenti forniti dall’Occidente. E quell’incendio rischia di accelerare ancora di più la drammatica escalation verso un conflitto di proporzioni globali. «Il rischio di una terza guerra mondiale è reale», per dirla con il ministro degli Esteri di Putin, Lavrov.
Russia, stop alle forniture di gas: ecco a chi, riunita squadra di crisi
In questi due mesi di guerra mai lo spettro di un conflitto su larga scala è stato così evocato.
Al summit di Ramstein il capo del Pentagono Lloyd Austin ha parlato di «settimane decisive per la guerra». «Oggi siamo qui riunti, oltre 40 Paesi, per aiutare l’Ucraina a vincere. Kiev pensa di poter vincere e ci crediamo anche noi». La Germania ha annunciato l’invio agli ucraini di 50 carri armati per la difesa anti aerea. Anche l’Italia darà il suo contributo, lo ha assicurato da Ramstein il ministro Guerini: «Ci sarà un nuovo invio di equipaggiamenti militari». Alla Russia messa alle strette - carta nucleare a parte - resta anche uno strumento di ritorsione importate: il gas. Ieri alla Polonia, «colpevole di non aver pagato in rubli», è stato notificata da Gazprom l’interruzione della fornitura di gas dalle 9 di oggi, ora di Mosca: le 8 a Varsavia.