«Tra malattie e ferie me ne sto a casa fino a dicembre»

di Valeria Arnaldi
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Martedì 12 Ottobre 2021, 06:00

Sofia (nome di fantasia), dipendente comunale a Roma, 50 anni, non si vaccina e non ha il green pass.

Come farà quando diventerà obbligatorio per lavorare?

«Il giorno critico è venerdì. Nei primi giorni farò un paio di tamponi, poi giocherò d’astuzia, prendendo i giorni di malattia, le ferie, le ore di lavoro che devo recuperare. Dovrei riuscire ad arrivare senza difficoltà fino al 31 dicembre. Sarò comunque stremata. I colleghi vaccinati fanno mobbing e se la mascherina è lievemente abbassata ti richiamano subito».

Non sarebbe più semplice fare i tamponi?

«È costoso.

Dovrei farne due o tre a settimana, 15 euro l’uno. Si trovano pacchetti da 10 a 100 euro. Alla fine del mese questi soldi si fanno sentire, e noi guadagniamo 1500 euro al mese. Ho visto colleghe contare fino all’ultimo centesimo ogni mese e mettersi a piangere all’idea di questa nuova spesa».

Perché non si vaccina?

«È una questione ideologica e ho anche motivi di salute. Sono a rischio trombosi, ma non lo farei neppure se fossi certa di non correre pericolo. Ho chiesto di lavorare in smart working ma non mi viene consentito. Dicono che non si può più. Perché? Io potrei fare bene il mio lavoro pure da casa».

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