Green Pass, per gli italiani vale di più la libertà della privacy

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Domenica 11 Luglio 2021, 20:13 - Ultimo aggiornamento: 22:23

Per gli italiani vale di più la libertà conferita dal Green Pass che la privacy. A sancirlo è una nuova ricerca effettuata da Kaspersky che analizza quanto la privacy dei dati sia importante per gli italiani dopo la pandemia e quali siano le preoccupazioni ad essa associate. 

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La maggior parte degli europei sarebbe disposta a fornire i propri dati personali per non subire più le restrizioni imposte dal lockdown. Nel caso dei cittadini italiani, ben l'80% cederebbe gran parte della privacy, sotto forma di informazioni personali e sensibili in accordo al Green Pass, pur di acquisire maggiore libertà di accesso alle attività quotidiane.

«Nonostante molti europei siano disposti a rinunciare ai loro dati personali in cambio di maggiore libertà, è importante che i governi nazionali siano più trasparenti sulle politiche di raccolta e archiviazione dei dati, per costruire un rapporto di fiducia con i cittadini e superare in sicurezza la pandemia» ha dichiarato Morten Lehn, general manager Italia di Kaspersky.

La possibilità di tornare a viaggiare all'estero è il motivo che spingerebbe il 36% degli italiani a condividere i propri dati sanitari, seguito dalla possibilità di tornare nei bar o nei ristoranti (23%) e di partecipare a grandi eventi (24%).

Ricominciare a frequentare i centri commerciali dopo la pandemia non sembra invece interessare molto i connazionali: solo il 22% degli intervistati l'ha inserita tra le motivazioni per fornire informazioni personali. L'Italia è tra le nazioni maggiormente preoccupate di come vengano gestiti i dati individuali. Se il 98% dichiara che la privacy è un argomento importante, solo il 63% degli italiani ritiene di avere effettivamente il controllo sulle organizzazioni che vi hanno accesso. Parallelamente, l'85% degli intervistati è preoccupato che i propri dati possano cadere nelle mani sbagliate nei prossimi due anni. La ricerca di Kaspersky si basa sulle interviste condotte su un campione di 8 mila persone di nove Paesi europei.

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