Governo Draghi, il totoministri: l'immunologa Viola non esclude un sì. «Posso dare una mano»

Governo Draghi, il totoministri: l'immunologa Viola non esclude un sì. «Posso dare una mano»
Governo Draghi, il totoministri: l'immunologa Viola non esclude un sì. «Posso dare una mano»
3 Minuti di Lettura
Martedì 9 Febbraio 2021, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 12:00

Per un Galli che dice di no, una Viola che dice di sì. L'immunologa dell'Università di Padova Antonella Viola, ospite questa mattina di Buongiorno su SkyTg24, non ha escluso la possibilità di entrare nel futuro governo guidato da Mario Draghi. «Su questo non mi esprimo - ha detto - Ho i miei progetti su cui sto lavorando, poi se ci fosse da dare una mano potrei darla. In che forma e in modo è tutto da valutare. Certamente questo è un momento delicato, in cui tutte le persone che possono dare il proprio contributo penso siano ben liete di farlo». Ma ha ricevuto telefonate? «Io non rispondo ai numeri non registrati, quindi ho una ventina di chiamate perse al giorno - replica sorridendo - Comunque no».

Leggi anche > Governo Draghi, il totoministri: Galli si tira fuori. «Non sono adatto» VIDEO

Preoccupa l'aumento di casi tra i bambini

La Viola ha poi sollevato la sua preoccupazione riguardo il Covid nei bambini, con un aumento dei contagi tra i più piccoli: un problema non da poco, perché il vaccino attualmente è solo per chi ha più di 16 anni. «In Inghilterra e in Israele si è visto un aumento dei contagi nei bambini.

Se il virus» Sars-CoV-2, magari a causa della diffusione di alcune sue varianti, «è più contagioso, è ovvio che anche i bambini che finora erano stati protetti possono essere a rischio. Sono preoccupata, perché non abbiamo vaccini per i bambini e fino ai 16 anni non possiamo proteggerli», ha aggiunto l'immunologa.

«Monoclonali? Non sono la via di salvezza»

Quanto agli anticorpi monoclonani, di cui si parla molto nelle ultime settimane, per la Viola non rappresentano una «via di salvezza» contro Covid-19. «Sono un farmaco ancora da sperimentare», e «dovrebbero essere utilizzati in trial clinici, randomizzati e controllati. Non sappiamo se effettivamente siano efficaci: i dati che abbiamo a disposizione sono ancora molto limitati, a fronte di un farmaco estremamente costoso e molto complesso da utilizzare». «Non dobbiamo dare false comunicazioni», ha ammonito: si tratta di un farmaco che «va sperimentato e in questo momento va usato in persone che abbiano il contagio da pochi giorni e siano a rischio di sviluppare una forma severa. Sappiamo che sui pazienti gravi non funziona». «Non è la via per la salvezza e non lo può essere, perché funziona per prevenire i casi gravi - ha aggiunto la scienziata - Non possiamo usare un farmaco così costoso e difficile da utilizzare su tutte le persone che si ammalano. Bisogna fare ricerca per capire quali sono i soggetti che possono davvero beneficiare di questa terapia e poi usarla in maniera mirata. Non è ancora il momento di usarli come terapia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA