Il premier Conte: «Lockdown prorogato fino al 3 maggio. Sul Mes bugie da Matteo Salvini e Giorgia Meloni» DIRETTA

Il premier Conte: «Misure prorogate fino al 3 maggio. Sul Mes bugie da Salvini e Meloni» DIRETTA
Il premier Conte: «Misure prorogate fino al 3 maggio. Sul Mes bugie da Salvini e Meloni» DIRETTA
di Domenico Zurlo
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Venerdì 10 Aprile 2020, 12:38 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 09:33

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato in conferenza stampa poco dopo le 19.30 di questa sera, un intervento - sull'emergenza coronavirus e sul dpcm che prorogherà il lockdown - inizialmente previsto per le 14 ma che, per motivi non del tutto chiariti, è stato poi posticipato di oltre cinque ore. Nella mattinata di oggi il premier aveva preso parte ad una lunga riunione con alcuni ministri e i capidelegazione dei partiti di maggioranza.

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LOCKDOWN FINO AL 3 MAGGIO «Abbiamo predisposto un nuovo dpcm con cui proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio - ha detto Conte - Una decisione difficile ma necessaria, che ho assunto dopo diversi incontri con i ministri, gli esperti del Comitato tecnico scientifico, le Regioni, i comuni, i sindacati e le associazioni di categoria. Il Cts ci ha confermato che i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti e che le misure stanno dando dei frutti. Stiamo ricevendo importanti riconoscimenti dall'Oms che ha ribadito che l'Italia è un esempio per gli altri Paesi».

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 «Continuiamo a tenere alta la soglia dell'attenzione, anche adesso a Pasqua, per il ponte del 25 aprile e per il ponte del 1 maggio. L'auspicio è che dopo il 3 maggio si possa ripartire con cautela, con gradualità, ma ripartire: dipenderà dal nostro comportamento. Dobbiamo compiere questo sforzo, rispettare le regole anche in questi giorni di festa e mantenere le distanze sociali».
«La proroga di oggi vale anche per le attività produttive, ma cerchiamo di ponderare tutti gli interessi in campo. Teniamo conto della tenuta del nostro tessuto produttivo. Vogliamo far ripartire quanto prima in condizioni di sicurezza il nostro motore a pieno regime, ma non siamo ancora in grado di farlo, dobbiamo aspettare: se prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, provvederemmo di conseguenza. C'è qualche piccola variazione per quanto riguarda le attività produttive: dal 14 aprile riapriamo cartolibrerie, librerie e negozi per gli articoli per bambini».

«Apriamo cum grano salis e con ponderazione. Il lavoro per la fase 2 è già ripartito: siamo al lavoro per far ripartire il sistema produttivo attraverso un programma articolato e organico. Dovendo convivere con il virus stiamo lavorando a un programma su due pilastri: l'istituzione di un gruppo di lavoro di esperti presieduto da Vittorio Colao, e un protocollo di sicurezza per il lavoro. Questi esperti dialogheranno col Cts per avere la possibilità di modificare le logiche dell'organizzazione del lavoro e di ripensare alcuni radicati modelli organizzativi e di vita economica e sociale».

SULL'EUROPA «L'Europa sta vivendo un momento delicato. Ci vorranno 1.500 miliardi di euro per questa emergenza, la più significativa dal dopoguerra a questa parte: negli USA il sostegno pubblico già ora è nell'ordine di 2.300 miliardi di dollari, numeri mai visti in tempo di pace. Le proposte messe sul tavolo ieri sono un primo passo verso una risposta europea: il ministro Gualtieri ha fatto un gran lavoro. Un primo passo che l'Italia giudica ancora insufficiente: su questa base occorre lavorare per costruire qualcosa di ancora più ambizioso».

«La principale battaglia che l'Italia deve combattere è quella di un fondo, come ad esempio gli eurobond. La potenza di fuoco deve essere proporzionata alle risorse di un'economia di guerra. Il fondo deve essere disponibile subito, se arriveremo ad una risposta tardi sarà insufficiente, e la somma originariamente pensata non basterà. La cassa integrazione a livello europeo metterà a disposizione degli stati una somma di 100 miliardi, una banca europea degli investimenti attirerà 200 miliardi di investimenti. Sono state messe sul tavolo misure significative, ma ciò che vogliamo sono gli eurobond».

"MENZOGNE DA SALVINI E MELONI" «Sul Mes in Italia si è levato un dibattito, anche legittimo. Il Governo troverà l'opportunità di informare e interloquire col Parlamento e con tutti i rappresentanti del popolo: è importante che questo dibattito si sviluppi con chiarezza e senza falsità, e faccio alcune precisazioni. Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito o approvato ieri o la scorsa notte come falsamente è stato dichiarato, stavolta faccio nomi e cognomi, da Matteo Salvini e Giorgia Meloni che continuano a ripeterlo dalla scorsa notte. Questo governo non lavora col favore delle tenebre, se ha qualche proposta guarda in faccia gli italiani. L'Eurogruppo non ha firmato nulla, è una menzogna»

«Su richiesta di alcuni Stati membri, l'Eurogruppo ha lavorato a questa proposta sul tavolo di una linea di credito collegata al Mes, totalmente nuova rispetto alle linee di credito esistenti e diversamente regolate. Terzo, l'Italia noon ha firmato alcuna attivazione del Mes perché non ha bisogno del Mes. L'Italia ritiene il Mes uno strumento inadeguato e inadatto rispetto a questa emergenza. Fin dall'inizio lo abbiamo chiarito a tutti».

EUROBOND Sugli eurobond: «Non abbiamo ancora una regolamentazione completa ma solo di affermazioni di principio. Dobbiamo costruire questo strumento ma per la prima volta lo abbiamo messo nero su bianco e anche gli altri Paesi hanno dovuto accettare di lavorare adesso per introdurlo. Noi vogliamo che questo strumento sia attuabile, ma abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti i nostri cittadini italiani. Le menzogne ci fanno male, perché ci indeboliscono nelle trattative. Avevamo chiesto all'opposizione di essere accomunati in questa battaglia, ma queste bugie rischiano di indebolire non il mio governo ma l'intera Italia. È un negoziato difficilissimo».

«Ci sono altri 26 Paesi e dobbiamo lavorare insieme, parlare al popolo tedesco, al popolo olandese, far capire il nostro progetto, la forza del nostro coraggio e della nostra lungimiranza. Se questo dibattito continua in questi termini perdiamo la nostra forza negoziale». «La risposta comune deve essere ambiziosa, o è ambiziosa o non è. Dobbiamo inventarci nuovi strumenti: io non firmerò finché non avrò un ventaglio di strumenti adeguato a ciò che stiamo vivendo, che non riguarda solo noi cittadini italiani ma l'Europa e tutti gli Stati membri. Sono convinto che con la forza della ragione riusciremo a convincere tutti che questo è l'unico percorso che consenta all'Europa di ripartire con forza».

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