Giulio Regeni, la Procura di Roma chiude l'inchiesta: quattro 007 egiziani verso il processo. «Seviziato fino alla morte»

Giulio Regeni, la Procura di Roma chiude l'inchiesta: quattro 007 egiziani verso il processo
Giulio Regeni, la Procura di Roma chiude l'inchiesta: quattro 007 egiziani verso il processo
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Giovedì 10 Dicembre 2020, 13:58 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 04:53

Giulio Regeni, la Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta. I pm hanno emesso quattro avvisi di chiusura delle indagini, che precede la richiesta di processo, per appartenenti ai servizi segreti egiziani. Le accuse , a seconda delle posizioni, sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Chiesta l'archiviazione per una quinta persona, sempre 007 del Cairo. Sevizie durate giorni che causarono a Regeni «acute sofferenze fisiche» messe in atto anche attraverso oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni. È la drammatica descrizione del violenze subite dal ricercatore italiano nel corso dei suoi giorni di sequestro in Egitto fornita dai magistrati di Roma nell'atto di chiusura delle indagini.

Così rischiano di finire sono processo il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Quest'ultimo indagato, oltre al sequestro di persona pluriaggravato contestato a tutti, è accusato di lesioni personali aggravate (essendo stato introdotto il reato di tortura solo nel luglio del 2017) e l'omicidio del ricercatore friulano. Chiesta l'archiviazione invece per Mahmoud Najem. «Per quest'ultimo - spiega una nota della Procura di Roma - non sono stati raccolti elementi sufficienti, allo stato, a sostenere l'accusa in giudizio». La notifica della conclusioni «delle indagini è avvenuta tramite il rito degli irreperibili» direttamente ai difensori di ufficio italiani non essendo pervenuta l'elezione di domicilio degli indagati dal Cairo. «Come previsto dal codice di procedura penale gli indagati e i loro difensori d'ufficio hanno ora venti giorni di tempo per presentare memorie, documenti ed eventualmente chiedere di essere ascoltati», conclude la nota della Procura.

 

È rimasto nelle mani dei suoi sequestratori 9 giorni Regeni, il ricercatore torturato ed ucciso in Egitto nel gennaio del 2016. È quanto emerge dall'atto di conclusione delle indagini del procuratore Michele Prestipino e del sostituto Sergio Colaiocco.

A quattro appartenenti della National Security, il servizio segreto egiziano, i magistrati di Roma contestano il sequestro di persona pluriaggravato in «concorso tra loro e con soggetti non ancora identificati». Nel provvedimento viene ricostruita la vicenda del ricercatore italiano. Tutto parte «dalla denuncia presentata, negli uffici della National security, da Said Mohamed Abdallah, rappresentante del sindacato indipendente dei venditori ambulanti del Cairo Ovest». I quattro indagati «dopo aver osservato e controllato direttamente ed indirettamente, dall'autunno 2015 - scrivono i pm - alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni, abusando delle loro qualità di pubblici ufficiali egiziani, lo bloccavano all'interno della metropolitana del Cairo». In base all'atto di conclusione delle indagini, Regeni venne condotto «contro la sua volontà e al di fuori di ogni attività istituzionale, prima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Lazougly» dove venne «privato della libertà personale per nove giorni».

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