Giulio Regeni, Pignatone: «Morto dopo una settimana di torture, sul caso decisiva l'insistenza della famiglia»

L'audizione dell'ex procuratore di Roma e la collaborazione "altalenante" dell'Egitto

Giulio Regeni, Pignatone: «Morto dopo una settimana di torture, sul caso decisiva l'insistenza della famiglia»
Giulio Regeni, Pignatone: «Morto dopo una settimana di torture, sul caso decisiva l'insistenza della famiglia»
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Martedì 21 Settembre 2021, 21:58 - Ultimo aggiornamento: 22:52

Giulio Regeni è morto dopo una settimana di torture. Lo ha dichiarato l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, in audizione davanti alla commissione sulla morte del ricercatore in Egitto.

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Regeni, Pignatone: «Morto dopo una settimana di torture»

«Il primo blocco di dati oggettivi che hanno aiutato ad esempio a smontare e smentire la cosiddetta ipotesi del pulmino si è avuta con l'autopsia perché, come la commissione sa, quella fatta dalle autorità egiziane era di conclusioni abbastanza generiche» - ha spiegato Pignatone - «L'autopsia, nonostante fossero state asportate alcune parti del cadavere, fatta da uno specialista vero incaricato dalla procura di Roma con le risorse della tecnologia, ha descritto un quadro della morte di Giulio Regeni frutto di torture prolungate per una settimana, che erano incompatibili con la tesi della banda dei rapinatori o truffatori. Quello è il primo elemento oggettivo».

Regeni, Pignatone: «Decisiva la pressione di famiglia e associazioni»

L'ex procuratore di Roma parla anche del risalto mediatico del caso Regeni: «Un'altra cosa importante è stato il ruolo della famiglia a del mondo delle organizzazioni e associazioni che hanno sostenuto e sono state accanto alla famiglia perché non c'è dubbio che ha esercitato sia sul governo italiano, sia a livello di opinione pubblica mondiale, una pressione significativa che in certi momenti è stata decisiva per alcuni passaggi.

Almeno questa è stata la nostra sensazione da Roma».

Regeni, Pignatone: «Collaborazione Italia-Egitto altalenante»

«La collaborazione tra l'autorità egiziana e quella italiana a livello giudiziario ha avuto, secondo me, un andamento altalenante. Io credo che sia giusto riconoscere che una collaborazione fattiva c'è stata, non nel senso che è stato dato tutto quello che si poteva dare o che è stato chiesto. Risulta agli atti che le rogatorie sono state evase solo in parte o con grandissimo ritardo. Ad esempio prima di avere i tabulati telefonici e il traffico delle celle in alcune zone ci sono state decine di mail, telefonate». Così l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone nell'audizione davanti alla commissione sulla morte del ricercatore Giulio Regeni in Egitto. E ha aggiunto: «Mai saremmo potuti arrivare al punto in cui si è arrivati se l'Egitto non avesse trasmesso alcune carte. Alcune di queste erano state chieste da noi, altre date di iniziativa perché noi non potevamo sapere che c'era ad esempio il video della conversazione tra il capo del sindacato e Giulio Regeni».

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