Minori e web, il Garante della privacy a Leggo: «Possiamo bloccare i social ma il primo controllore è il genitore»

Minori e web, il Garante della privacy a Leggo: «Possiamo bloccare i social ma il primo controllore è il genitore»
di Valeria Arnaldi
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 12:55

Allarme challenge. Cresce il numero di minori coinvolti in sfide estreme sui social. Il Garante per la protezione dei dati personali ha preso misure per TikTok e ha aperto fascicoli per Facebook e Instagram.


Pasquale Stanzione, giurista, presidente dell'Autorità garante dal 29 luglio scorso, cosa sta succedendo?
«Il Garante ha ritenuto indifferibile esigere dalle piattaforme il rispetto di alcuni obblighi essenziali a tutela dei minori, primo tra tutti il dovere di verificare l'età degli utenti. I social devono predisporre sistemi che riescano davvero a garantire che chi apra un profilo abbia l'età per farlo: almeno 14 anni in Italia».


Quali le misure attuali per contrastare i rischi per i minori sui social?
«Oltre all'age verification, occorre tutelarli dai contenuti illeciti, tramite l'ineludibile controllo dei genitori in via preventiva e, in via successiva, l'intervento di magistratura, polizia, in particolare postale, ma anche Garante, soprattutto rispetto al cyberbullismo».


Come si verifica l'età senza violare la privacy?
«Le possibilità sono diverse purché si coniughi la necessità di accertamento univoco dell'età con l'esigenza di evitare di fare, di ogni social, una sorta di anagrafe mondiale della popolazione».


Non teme che, imposte tali verifiche ai social, i ragazzi trovino altri modi, senza controllo, per sfidarsi in Rete?
«Purtroppo la tecnica, se sorretta da intenti illeciti, rende possibile eludere quasi ogni norma.

Non è esclusa l'eventualità che le sfide illecite si perseguano in altri canali, più sfuggenti alla regolamentazione. Ma non è un buon motivo per rinunciare a disciplinare. Anzi, tale possibilità deve indurre a rafforzare i controlli, giungendo anche ai livelli della Rete più nascosti».


I minori, ora, sono spesso connessi, pure per la Dad, come si gestisce la nuova mole di rischio?
«Vanno garantite la sicurezza dei canali in cui i dati, specie dei minori, transitano e un'adeguata formazione digitale dei ragazzi, che li renda consapevoli di opportunità e rischi della Rete».


I social impongono interventi a livello internazionale.
«La cooperazione a livello europeo è intensa e costante, ma va estesa a livello globale: la protezione dei dati deve assurgere a diritto universalmente tutelato».


E se i social non rispetteranno le misure?
«L'inosservanza di provvedimenti individuali inibitori determina responsabilità amministrativa e persino penale, ma confido che la persuasione faccia più della coercizione».

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