Mottarone, il procuratore Bossi: «Freno della funivia bloccato per soldi: comportamento consapevole e sconcertante»

Mottarone, il procuratore Bossi: «Freno della funivia bloccato per soldi: comportamento consapevole e sconcertante»
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 09:26

Sulla funivia Stresa-Mottarone precipitata domenica e dove sono morte 14 persone c'erano due freni, e altrettanti forchettoni indebitamente inseriti per non far scattare il blocco automatico. 

Un ulteriore sopralluogo sul luogo dell'incidente della funivia sul Mottarone, effettuato in mattinata, ha permesso di trovare la seconda parte del 'forchettone', elemento in metallo che serve a tenere aperte le ganasce dei freni, ma va tolto quando le persone sono a bordo della cabina perché altrimenti impedisce la frenata in caso di emergenza, come ad esempio nel caso di rottura del cavo trainante. La presenza del 'forchettone' non è riconducibile a un errore umano ma sarebbe una scelta «consapevole» dei tre fermati - due dipendenti e il gestore dell'impianto - che avrebbero scelto di sacrificare la sicurezza dei passeggeri pur di continuare a lavorare.

Il cavo trainante spezzato è «l'innesco della tragedia» sulla funivia del Mottarone, ma poi c'è un comportamento «consapevole e sconcertante» di chi ha preferito il guadagno alla sicurezza. Il procuratore di Verbania Olimpia Bossi è provata non solo per i lunghi interrogatori che hanno portato al fermo di un ingegnere, di un capo operativo e del gestore della funivia Luigi Nerini, ma anche dalla scoperta che «per settimane» chiunque ha messo piede su quella cabinovia era a rischio.

 

Una scelta «molto sconcertante» quella che i tre - ora in carcere per un quadro indiziario ritenuto «grave» - hanno portato avanti pur di evitare una riparazione adeguata del sistema frenante che probabilmente avrebbe portato a una lunga chiusura dell'impianto, le cui casse erano state messe già a dura prova dal lockdown.

«In questo momento non abbiamo elementi per ritenere i due fatti collegati», ossia la rottura della fune trainante della funivia e il blocco del sistema frenante di sicurezza, «o reciprocamente collegati.

Sulla fune non possiamo avanzare ipotesi: siamo sempre in attesa delle verifiche tecniche di cui parlerò con il consulente tecnico che arriverà domani». Lo spiega il procuratore di Verbania Olimpia Bossi che indaga sulla tragedia del Mottarone. Se il malfunzionamento del sistema di sicurezza è imputabile ai tre fermati, «sul cavo non posso aggiungere nulla perché siamo al punto in cui stavamo ieri», conclude.

«Verranno effettuati ulteriori sopralluoghi» sul luogo della tragedia del Mottarone per verificare «se per caso nell'impatto siano andate disperse» altre parti. Lo precisa il procuratore di Verbania Olimpia Bossi, che coordina le indagini sull'incidente in cui sono morte 14 persone. «Non parliamo di un secondo freno - spiega - sono questi forchettoni che sono composti da due parti. Mi pare difficile che qualcosa sia andato disperso perché è stata fatta una repertazione molto accurata, ma non posso escludere che sia nel bosco».

LE INDAGINI

«Abbiamo potuto accertare, in particolare dall'analisi dei reperti fotografici, che la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso, cioè non era stato rimosso o meglio era stato apposto il 'forchettone' che tiene distante le ganasce dei freni che avrebbe dovuto bloccare il cavo in caso di rottura», spiega il procuratore. Un malfunzionamento che i tre ignorano - c'è un intervento il 3 maggio scorso, ma poi si chiudono gli occhi di fronte ad altre spie iniziate fin dalla riapertura del 26 aprile - con la «convinzione che mai si sarebbe tranciato il cavo».

IL SINDACO DI STRESA

Faccio i complimenti - ha poi aggiunto il sindaco di Stresa - al procuratore capo e agli inquirenti per avere già identificato almeno in parte la causa di quando è accaduto. Questo dimostra ancora quanto è grande l'efficienza di questo territorio che l'ha già dimostrata con i soccorsi» Infine il sindaco Severino ha rivolto un pensiero «ai lavoratori della funivia che sono tante famiglie e rimarranno verosimilmente senza lavoro e di questo - ha concluso - non ne parla ancora nessuno». 

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