Frode fiscale nei prodotti petroliferi, sequestrati conti correnti e beni per 2,1 milioni

Frode fiscale nei prodotti petroliferi, sequestrati conti correnti e beni per 2,1 milioni
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Mercoledì 19 Gennaio 2022, 09:29

ROVIGO - Scoperta grossa frode nei prodotti petroliferi dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Rovigo, coordinate dal pm Andrea Bigiarini della Procura di Rovigo: sequestrati conti correnti, beni immobiliari, autoveicoli e quote sociali, per un valore di 2.145.000 euroo. Il provvedimento è stato emanato dal Gip di Rovigo nei confronti di una società di capitali a responsabilità limitata polesana, operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e lubrificanti a uso autotrazione e riscaldamento, la quale ha consapevolmente annotato in contabilità e fatto confluire nelle proprie dichiarazioni fiscali ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, per il periodo 2017-19, elementi passivi fittizi documentati da fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, emesse da entità societarie “cartiere” e/o “filtro”, con sedi sparse sull’intero territorio nazionale.

Le indagini hanno, infatti, consentito di accertare come le fatture siano state emesse da società ubicate sul territorio nazionale (Milano, Roma, Napoli e provincia di Verona), molte delle quali già sottoposte a indagini da altri reparti della Finanza, nonché amministrate da soggetti prestanome, pluripregiudicati anche con precedenti specifici per reati connessi all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.  Complessivamente sono stati 9 i soggetti segnalati alla Procura per emissione e utilizzo delle false fatture.

Il meccanismo della truffa

I prodotti petroliferi acquistati dalla società polesana (perlopiù gasolio per autotrazione), di provenienza comunitaria, mediante l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto dovuta a monte, attuata dagli organizzatori della frode attraverso il meccanismo dell’interposizione nella filiera di approvvigionamento di soggetti con funzioni di “cartiera” e/o “filtro”, venivano introdotti in territorio nazionale a prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza.

Il sistema sortiva così il duplice effetto di evadere l’imposta sul valore aggiunto dovuta nel commercio dei carburanti e di ottenere maggiore competitività sul mercato in danno degli operatori onesti del settore. Le fatturazioni false accertate sono risultate essere pari a circa 10 milioni di euro, a cui corrisponde un’IVA indebitamente detratta pari a oltre 2 milioni.

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