E su Twitter spunta la storia dei tredicimila bimbi italiani che durante il fascismo furono separati dai genitori in Libia. Ed è subito virale

Fascismo, quei tredicimila bimbi italiani che partirono dalla Libia (e che molti dimenticarono)
Fascismo, quei tredicimila bimbi italiani che partirono dalla Libia (e che molti dimenticarono)
di Domenico Zurlo
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Lunedì 13 Maggio 2019, 18:25
Quando si parla di fascismo e della Seconda guerra mondiale, spesso si ignorano storie impossibili da trovare sui libri di storia, ma che ciclicamente vengono raccontate da chi le ha vissute. È il caso dei 13mila bambini, figli dei coloni italiani in Libia, che furono portati in Italia prima della dichiarazione di guerra, e che non rividero le loro famiglie prima di diversi anni.
Di quella storia parla un libro di Grazia Arnese Grimaldi, I tredicimila ragazzi italo-libici dimenticati dalla storia, citato su Twitter dall'utente Johannes Buckler in un thread che è diventato virale: lei era una di quei 13mila bambini, che vennero caricati sulle navi per quella che doveva essere, per il regime, una vacanza. Una vacanza nella madrepatria per quei bambini che l’Italia non l’avevano mai vista: i loro genitori erano infatti tra i migliaia di coloni italiani (molti veneti, tantissimi meridionali, in tutto circa 120mila) che si erano trasferiti in Libia per scappare dalla disoccupazione e coltivare le aride e desertiche terre libiche.



Quei bambini, nei porti di Tripoli e Bengasi, vengono costretti a salire sulle navi del regime: in molti non volevano staccarsi dalle braccia delle madri e dei padri, altri pensavano che sarebbe stata davvero una vacanza. E invece dal giugno del 1940, passeranno anni per la maggior parte di loro per rivedere i genitori e le loro famiglie: smistati nelle 37 colonie della penisola infatti, i piccoli italo-libici arrivarono in Italia il giorno prima della dichiarazione di guerra di Mussolini.



Il motivo, come si può facilmente capire, di quell’esodo fu l’esigenza di Mussolini di portar via quei bambini da uno scenario di guerra come la Libia, e far sì che diventassero la leva su cui contare negli anni successivi. E infatti, grazie alla propaganda fascista, in tanti, appena ragazzini, chiederanno di unirsi alla guerra per morire per il Duce: dopo l’8 settembre del 1943 le colonie vennero smantellate e i ragazzini si persero in giro per l’Italia, ripararono nei monasteri o ritrovarono altri parenti.
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