Virus, Zaia e Fedriga: «Esercito per blindare i confini». Allarme contagi dai Balcani

Allarme contagi dai Balcani, Zaia e Fedriga: «Esercito per blindare i confini»
Allarme contagi dai Balcani, Zaia e Fedriga: «Esercito per blindare i confini»
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Sabato 25 Luglio 2020, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 10:47
Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, governatore del Veneto e del Friuli Venezia-Giulia, alleati sul fronte della guerra al coronavirus e della minaccia che arriva dall'estero. «Serve uno Schengen sanitario, con libero transito delle merci ma controlli rigorosi sulle persone», dice Zaia. Fedriga aggiunge: «Bisogna schierare l’esercito lungo i nostri confini».

I presidenti delle due Regioni si sono incontrati alle porte di Sacile, al confine tra Veneto e Friuli, per l’inaugurazione della Garbellotto, storica azienda delle botti. L'analisi del numeri: dall’inizio dell’estate, sul totale dei nuovi casi di contagio rilevati, la quota importata è pari al 55% in Veneto e all’80% in Friuli Venezia Giulia. «È inaccettabile che un territorio che ha lavorato bene si debba portare in casa di nuovo il virus per l’incuria di Paesi che non hanno adottato un piano di sanità pubblica», attacca Zaia. «Non dico di sospendere il trattato sulla circolazione europea, ma è necessaria una maggiore severità, altrimenti gli sforzi italiani risultano vani», concorda Fedriga. «Purtroppo non abbiamo la competenza nel controllo dei confini per bloccare gli immigrati irregolari che arrivano in Friuli Venezia Giulia, ma non possiamo essere noi a pagare le conseguenze dei mancati controlli». 

ESERCITO AI CONFINI

Di qui la necessità, secondo Fedriga, di mandare i militari lungo i 200 chilometri della demarcazione ad Est, attraversata negli ultimi dieci giorni da un intenso traffico di migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh e Sri-Lanka. L'esercito al confine orientale potrebbe così rafforzare l’iniziativa annunciata dal Governo a Fedriga: «Ne ho parlato con il ministero dell’Interno, ora parte un nuovo progetto per favorire le riammissioni in Slovenia. Ma al tempo stesso si deve essere severi con chi rientra e non rispetta la quarantena».  Zaia concorda: «Vedo una certa insofferenza nel rispetto delle regole, a cominciare dall’isolamento fiduciario. Anche se la situazione è sotto controllo, dal punto di vista della gestione ospedaliera, non possiamo permetterci di ridare spazio al virus: chi arriva deve essere sottoposto subito alla misurazione della temperatura, al test rapido e, in caso di positività, alla quarantena». 





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