Uccise nel sonno genitori e sorellina, ergastolo alla segretaria d'azienda

Blerta Pocesta, condannata all'ergastolo
Blerta Pocesta, condannata all'ergastolo
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Giovedì 7 Maggio 2020, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 21:49

Carcere a vita. Blerta Pocesta, l'insospettabile segretaria d'azienda di 29 anni, residente a Sacile è stata condannata all'ergastolo per aver ucciso, sparando loro a bruciapelo, nel sonno, i genitori e la sorellina di soli 14 anni. La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d'Assise di Gostivar, in Macedonia. Per i giudici non ci sono dubbi: è stata lei, nella notte del 25 agosto del 2018, a freddare i congiunti nella villetta del paese natale in cui erano rientrati per partecipare a un matrimonio.

La famiglia Pocesta risiedeva a Sacile in Friuli da oltre 20 anni. Il padre, di 54 anni, lavorava come operaio in una ditta del luogo; la madre, di 53, era dipendente in una impresa di pulizie. Hanno anche un'altra figlia, di 22 anni, che era rimasta in Italia ed è scampata alla carneficina. Furono proprio gli investigatori della Squadra Mobile di Pordenone a scoprire che il giorno precedente al matrimonio, Blerta Pocesta, all'insaputa della sorella e del compagno, si era recata in aereo da Venezia in Macedonia - con scalo a Vienna, per allontanare qualsiasi sospetto - per compiere il triplice omicidio, facendo subito dopo rientro in Italia. Il movente sarebbe l'incasso del premio assicurativo di 50 mila euro nel caso di morte del papà. Determinanti si sono rivelate anche le risultanze di laboratorio a seguito dell'attività di evidenziazione e analisi delle tracce biologiche latenti e degli accertamenti tecnici irripetibili sul materiale repertato e sequestrato, coordinata ed effettuata dal Servizio di Polizia Scientifica presso la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato a Roma.

Sugli indumenti e sulle scarpe della giovane sono state rilevate evidenti tracce ematiche e biologiche riconducibili alle vittime e che la collocavano senza alcun dubbio sulla scena del crimine, mentre l'imputata ha sempre sostenuto di trovarsi altrove la notte del delitto. La magistratura macedone ha condannato anche i complici della ragazza: si tratta di due persone del posto. Dovranno scontare rispettivamente 10 e 3 anni di reclusione. Il primo per averle dato assistenza nei movimenti in madrepatria; il secondo per aver procurato l'arma del delitto, una pistola semiautomatica clandestina. 

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