Eredita pietre da 107 milioni di euro, ma resta nell'indigenza: «I beni appartengono allo Stato»

Eredita pietre da 107 milioni di euro, ma resta nell'indigenza: «I beni appartengono allo Stato» (foto archivio)
Eredita pietre da 107 milioni di euro, ma resta nell'indigenza: «I beni appartengono allo Stato» (foto archivio)
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Lunedì 29 Luglio 2019, 11:06
Si può passare da indigenti a milionari in un batter d'occhio. Ne sa qualcosa Giuseppina Perazzi, una pensionata 69enne di Verona, che ha ereditato una fortuna. Un mucchio di pietre all'apparenza senza importanza hanno un valore di 107 milioni di euro. La collezione apparteneva al suo compagno, morto in un incidente nel 2001. Come sottolinea il Corriere della Sera, riportando l'informativa dei carabinieri, si tratta di testimonianze preistoriche «di straordinario interesse». Eppure Perazzi non può disporre di questa ricchiezza dal momento che la Procura di Verona ha disposto il loro sequestro in quanto «rientranti nella tutela dei beni culturali poiché appartenenti allo Stato». 

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«Per 26 anni sono stata la compagna di Roberto Partesotti, che lavorava come scenografo dell’Arena di Verona», racconta Perazzi al Corriere. Partesotti aveva ereditato a sua volta dal bisnonno una collezione che negli anni aveva ingrandito. Quando è finita nelle mani della donna il patrimonio contava 5mila selci lavorate da uomini preistorici e provenienti in gran parte dalla Lessinia e dalla Puglia. Nel 2007, dopo aver perso il lavoro, Giuseppina decide di vendere le selci e si rivolge alla Gorny&Mosh, casa d’aste tedesca che stima in poco più di 10 mila euro il loro valore complessivo. La notizia arriva alla Procura di Verona che decide di intervenire il giorno della vendita a Monaco. Per l'accusa i reperti provengono da scavi illegali e le autorità tedesche bloccano tutto per consentire il ritorno delle selci in Italia. A quel punto la Soprintendenza stima il valore della raccolta in 107 milioni di euro.

 «Una cifra esorbitante e, francamente, un po’ ridicola... La Procura ha sequestrato l’intera collezione e mi hanno accusato della ricettazione dei reperti, poi della loro illecita esportazione e alla fine perfino di aver rubato quelle pietre all’Italia». L’inchiesta passa per competenza alla Procura di Bolzano che ottiene un vincolo sulle selci, ma nel 2016, il Tar annulla il provvedimento dichiarando ogni reato prescritto e la restituzione degli oggetti. «A gennaio sono andata a riprenderle, ma subito dopo mi è stato notificato un nuovo ordine di sequestro», continua la vedova. L’accusa è «tentato impossessamento» di reperti che «sono proprietà dello Stato». Giuseppina ha perso tutto un'altra volta, ma non si arrende: «Andrò fino alla Corte europea». 
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