Eitan, la nonna insiste: «Vuole rimanere in Israele con noi». Ma dallo zio arrivano altre accuse

Continua la guerra tra famiglie. La zia materna ora vuole adottare il piccolo

Eitan, la nonna insiste: «Vuole rimanere in Israele con noi». Ma dallo zio arrivano altre accuse
Eitan, la nonna insiste: «Vuole rimanere in Israele con noi». Ma dallo zio arrivano altre accuse
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 11:50

Il piccolo Eitan, il bimbo rimasto orfano dopo la strage del Mottarone in cui sono morti i genitori e il fratellino, vuole restare in Israele. È la versione della nonna materna del bambino, Esther (Etty) Peleg Cohen, ex moglie del nonno con cui Eitan ha lasciato l'Italia a bordo di un volo privato, facendo partire una guerra con la famiglia del papà, in particolare con la zia Aya a cui era stato affidato il bambino dopo la tragedia.

In un'intervista al Corriere della Sera, la nonna Esther afferma che Eitan «ripete di voler restare in Israele, nessuno lo ha convinto.

Aya gli ha chiesto in una telefonata se non gli mancassero le sue cugine, ha risposto di sì ma che può vederle qui». «Andiamo in giro tutto il giorno - racconta la nonna - e ogni sera dorme con mia figlia Gali», la sorella della madre Tal che ha iniziato in Israele le procedure di adozione per il bambino.

Per Etty «il sistema giudiziario italiano ha ignorato la nostra esistenza», aggiunge poi a Repubblica aggiungendo: «Ho potuto vedere per la prima volta Eitan il 29 giugno». «Sono ottimista. Eitan è qui con noi», aggiunge, «è circondato dall'affetto della nostra famiglia». La donna respinge le accuse di 'lavaggio del cervello' mosse dalla famiglia paterna del bambino: «Eitan ha 6 anni, ma sembra un 13enne. Dice quello che pensa».

Lo zio: «Non vederlo è stata una sua scelta»

È stata una «scelta» di Etty, nonna materna di Eitan, quella di non vederlo «fino al 29 giugno, 40 giorni dopo il disastro», quando lo ha incontrato per la prima volta dopo la tragedia del Mottarone del 23 maggio in cui il bimbo ha perso padre, madre, fratello e bisnonni. Lo ha spiegato all'ANSA lo zio paterno Or, marito di Aya, tutrice del piccolo portato in Israele dal nonno materno Shmuel accusato del rapimento. «Poteva vederlo prima se voleva - ha detto Or in relazione a dichiarazioni rilasciate da Etty - come ha fatto il nonno materno che veniva in visita 3 volte a settimana da noi, ma per sua scelta è rimasta in Israele». 

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