Carceri, non solo droni: anche telefonini «sparati in cella» con fucili ad aria compressa

«Nel 2020 nelle carceri italiane sono stati rinvenuti 1.761 telefoni cellulari»

Carceri, non solo droni: anche telefonini «sparati in cella» con fucili ad aria compressa
Carceri, non solo droni: anche telefonini «sparati in cella» con fucili ad aria compressa
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Mercoledì 27 Ottobre 2021, 22:22

Sempre più fantasiosi gli espedienti usati per portare telefoni cellulari ai detenuti dentro il carcere. Dopo i droni l'ultima novità sono i fucili ad aria compressa che riescono a "sparare" i mini telefoni direttamente nelle celle. A denunciarlo è Aldo Di Giacomo segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (S.PP.). «Da qualche tempo c’è il sistema dei fucili o pistole ad aria compressa, come quelli dei bambini ma potenziati e modificati, in grado di sparare il mini telefono cellulare direttamente in cella da distanze considerevoli. Come per i droni - sottolinea Di Giacomo - siamo stati per primi a segnalarlo, inascoltati sino a quando il fenomeno è esploso in maniera esponenziale. Non vorremmo che accadesse lo stesso adesso con le armi ad aria compressa».

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«È il caso di ricordare che nel 2020 nelle carceri italiane sono stati rinvenuti 1.761 telefoni cellulari. Erano stati 1.206 nel 2019 e 394 nel 2018. Solo una piccola parte arriva attraverso droni contro i quali non credo serva a molto la “schermatura” delle carceri come pure qualcuno ha proposto tenuto conto che come è stato accertato la “consegna” avviene in tanti altri modi, tra i quali quello dell’arma ad aria compressa che ha trovato già diversi casi. La disponibilità di un telefono cellulare durante il periodo di detenzione - aggiunge Di Giacomo - è funzionale a obiettivi criminali e a coltivare la supremazia nell'ambito dei rapporti carcerari. Servono pene più severe perché chi introduce il cellulare se la cava con una sanzione amministrativa o con pene irrisorie e chi lo usa non ha nulla da perdere.

Sarebbe sufficiente innalzare nel minimo a quattro anni la pena in modo da disincentivare seriamente il fenomeno».

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