Le discoteche vogliono riaprire a San Valentino: domani il cdm. Ma la nuova chiusura è scontata

Le discoteche vogliono riaprire a San Valentino: l'appello al governo. «Sarebbe un bel segnale»
Le discoteche vogliono riaprire a San Valentino: l'appello al governo. «Sarebbe un bel segnale»
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Domenica 30 Gennaio 2022, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 22:47

Le discoteche vogliono riaprire, possibilmente per San Valentino. L'appello viene dal presidente del Silb dell'Emilia Romagna, il sindacato dei locali da ballo, Gianni Indino, che alla vigilia della riunione del Consiglio dei ministri afferma: «Siamo a disposizione per creare le condizioni per riaprire in sicurezza. Regole e indicazioni le abbiamo sempre rispettate e continueremo a farlo».

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«Sono convinto che domani per le discoteche dal governo arriveranno nuove restrizioni - le sue parole - Però vorrei che arrivassero anche indicazioni che ci permettono di programmare: ovvero non 15 giorni di proroga ma la certezza che si potrà aprire il 15 febbraio.

Anzi, possibilmente il 14 febbraio, San Valentino: sarebbe un bel segnale». 

La chiusura è scontata, domani il cdm

La proroga alla chiusura la danno per scontata: i gestori delle discoteche e dei locali da ballo non si aspettano che domani, dal consiglio dei ministri, arrivi un via libera alle riaperture. Dall'Emilia-Romagna, e in particolare dalla riviera romagnola dove il ballo è quasi una religione, ma è soprattutto un settore economico con imprese e tanti lavoratori coinvolti, arriva una controproposta: non limitarsi a indicare una proroga della chiusura, ma fissare una data di riapertura che permetta ai gestori di programmare. Una data che, possibilmente, sia al tempo stesso ravvicinata e simbolica, il 14 febbraio, San Valentino, festa degli innamorati.

«Sono convinto - dice Gianni Indino, leader del sindacato Silb aderente a Confcommercio - che domani per le discoteche dal governo arriverà una proroga alle restrizioni. Però vorrei che arrivassero anche indicazioni che ci permettono di programmare: ovvero non 15 giorni di proroga ma la certezza che si potrà aprire il 15 febbraio. Anzi, possibilmente il 14 febbraio, San Valentino: sarebbe un bel segnale. Noi, come sempre, siamo a disposizione per creare le condizioni per riaprire in sicurezza. Regole e indicazioni le abbiamo sempre rispettate e continueremo a farlo».

I gestori di discoteche hanno vissuto due anni di stop and go, consapevoli del fatto che quando si parla di assembramenti è difficile non pensare alle discoteche. Ma adesso chiedono più attenzione da parte del governo, soprattutto alla vigilia di un provvedimento che, con ogni probabilità, allungherà per loro i tempi d'attesa. «Ci aspettiamo una proroga di quindici giorni - dice Indino - ma c'è anche chi ne teme una più lunga. Il tempo è finito, adesso bisogna passare dalle parole ai fatti, non vogliamo più essere trattati come gli emarginati, gli untori e gli ultimi della classe. Siamo stufi, meritiamo rispetto».

Al centro del malumore degli imprenditori del ballo ci sono anche i ristori. «C'avevano promesso 40 milioni per i ristori - va avanti Indino - dopo qualche ora sono diventati 30, in Gazzetta Ufficiale ne sono arrivati 20: quando si discute dove allocare le risorse noi veniamo sempre all'ultimo posto: ma siamo un settore che in Italia raccoglie quasi 4mila imprese che, con l'indotto, danno lavoro a 150-200mila persone, meritiamo rispetto». Quello che i titolari delle sale da ballo chiedono in questo momento in cui la variante Omicron ha rinchiuso in casa alcuni milioni di italiani, ma anche in cui la campagna vaccinale ha coperto una larghissima fetta della popolazione, è creare le basi per la ripartenza del settore che esce da questi due anni allo stremo delle forze. «Il nostro destino - dice Indino - è stato sempre deciso da persone che non sono mai entrate in una discoteca. Dovrebbero cominciare a discutere con noi per aprire un nuovo percorso che ci veda uniti per superare una crisi e che metta al centro le regole, che noi abbiamo sempre rispettato e sempre rispetteremo, ma anche la possibilità per le nostre imprese di programmare il futuro come devono fare tutte le aziende del mondo».

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