Davide, in coma da 32 mesi, spera ancora: segnali di ripresa in una clinica messicana

Davide, in coma da 32 mesi, spera ancora: segnali di ripresa in una clinica messicana
di Nazareno DINOI
2 Minuti di Lettura
Domenica 6 Maggio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 22:45
Viene dal Messico la nuova speranza per Davide De Maglie, il giovane manduriano in coma vegetativo da due anni e otto mesi per un incidente con la moto.
Nella clinica universitaria Nuevo Leòn di Monterrey, il venticinquenne si è sottoposto ad una terapia sperimentale con le staminali.
I ricercatori della ematologia clinica gli hanno inoculato nella colonna vertebrale 6,3 milioni di cellule nucleate prelevate dal suo stesso midollo osseo con una vitalità dell’89,8 percento.
A darne notizia è la famiglia di Davide che dal giorno di quella tragedia non si è mai rassegnata lottando contro il destino ma anche contro le burocrazie e la medicina ufficiale italiana che per certe patologie non offre grosse speranze di ripresa.
«Con vero piacere – fa sapere Carmine, il padre del ragazzo - comunico agli amici di Davide che andare a Monterrey, in Messico, è stato positivo per l’infusione delle staminali ben riuscita per cui stiamo riscontrando dei buoni esiti a livello di elasticità muscolare e mandibolare ma anche di gesti mimici facciali di movimenti del busto e delle braccia che prima il nostro Davide non aveva».
Di ritorno dal Paese latino americano, in pochi giorni la famiglia De Maglie ha notato dei piccoli ma significativi miglioramenti riscontrati anche dalle fisioterapiste che da sempre si occupano della mobilità dell’ex militare in coma.
 
«E’ tutto un altro mondo, sia per ricerca che per cortesia e disponibilità degli operatori», spiega Carmine De Maglie che racconta con entusiasmo l’esperienza messicana. «Abbiamo conosciuto una ragazza di 30 anni che grazie alle infusioni delle staminali è uscita da un lungo periodo di stato vegetativo, vederla camminare aiutandosi con un bastone con un sorriso grandissimo ci ha toccato il cuore; come veder giocare una bimba di sette anni curata dalla leucemia con le staminali; e non eravamo al santuario della Madonna di Guadalupe, ma in un ospedale universitario», chiosa Carmine. Riscontri che in Italia e in altri viaggi della speranza, insiste il papà di Davide, «non abbiamo trovato».
I consigli della dottoressa messicana che ha preso in cura Davide, sono serviti anche a risolvere una infezione che il giovane si portava dietro dal giorno del suo ricovero nell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto.
«Grazie alla competenza della dottoressa Mancias Guerra Consuelo che ci ha prescritto semplici medicine che noi stessi abbiamo acquistato in farmacia – fa sapere Carmine - stiamo finalmente combattendo il batterio multiresistente preso in Italia in sala rianimazione dove ci era stato sempre detto che avremmo dovuto convivere con l’infezione». Ad ottobre prossimo Davide dovrà tornare in Messico per un secondo autotrapianto di cellule staminali che potrebbero ridargli la mobilità e la vita perdute con quella banale caduta con la moto mentre aiutava il padre ad organizzare un evento sportivo a Manduria.