Il giallo di Cristina, morta dopo la fecondazione in Moldavia. L'autopsia: «Uccisa dal Covid»

Secondo la clinica il 28 agosto la donna risultò positiva. Ma la famiglia non è convinta

E' giallo sulla storia della 30enne Cristina che sarebbe morta per covid dopo essersi rivolta ad una clinica per la fecondazione assistita
E' giallo sulla storia della 30enne Cristina che sarebbe morta per covid dopo essersi rivolta ad una clinica per la fecondazione assistita
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Sabato 4 Dicembre 2021, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 16:23

Morta dopo essersi rivolta ad una clinica privata di Chisinau, in Moldavia, nel tentativo di avere un figlio attraverso la fecondazione assistita. E' la storia di Cristina Torncu, uccisa dal Covid. È questo quanto emerge dall'autopsia eseguita sul corpo della 30enne piemontese eseguita nell'ospedale dove si è verificato il decesso. Risultato che tuttavia non convince per nulla la famiglia della giovane: «Voglio rivolgermi all’amministrazione ospedaliera, medico compreso. Non ci prendano per scemi. Vogliamo chiarezza. Prometto di lottare in memoria di Cristina» ha detto il marito Stefano Sirbulet.

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La 30enne cake designer di Chivasso, alle porte di Torino, e suo marito da quattro anni stavano provando ad avere un figlio. Il 26 agosto avevano deciso di rivolgersi ad una clinica privata di Chisinau, paese d'origine di lei. Proprio quel giorno di fine agosto Cristina aveva appuntamento per il prelievo degli ovociti, una procedura semplice che sarebbe dovuta durare una ventina di minuti. Ma improvvisamente è andata in arresto cardiaco, è entrata in coma e non si è più svegliata. Il decesso è avvenuto formalmente il 2 settembre.

Il marito di Cristina ha chiesto sin da subito spiegazioni. Solo nelle ultime ore è arrivato il risultato dell’autopsia, dopo tredici settimane, che parlava di «un nuovo tipo di infezione virale da Covid 19», ma secondo l'uomo si tratta di «un falso creato per evitare condanne per negligenza». Sorina Arnaut, avvocato della famiglia, ha già deciso di chiedere un’altra perizia. «Le conclusioni sono aberranti — ha spiegato il legale —. Siamo sicuri che non c’entri il contagio. Pensiamo si tratti di un’infezione. Chiederemo un’altra perizia e l’intervento di periti stranieri». Anche i familiari della vittima sono d'accordo: «Fino al giorno della sua morte, abbiamo avuto accesso quotidiano alla stanza dove si trovava. Se avesse avuto il Covid, perché ci è stato concesso?» hanno dichiarato. Secondo la clinica però il 28 agosto la donna sarebbe risultata positiva.

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