Crisanti non si fida del vaccino anti Covid: «Già a dicembre? Sarei preoccupato»

Crisanti non si fida del vaccino anti Covid: «Già a dicembre? Sarei preoccupato»
Crisanti non si fida del vaccino anti Covid: «Già a dicembre? Sarei preoccupato»
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Martedì 27 Ottobre 2020, 12:29

Andrea Crisanti non si fida del vaccino in tempi brevi: anzi, se fosse disponibile già a dicembre sarebbe per lui preoccupante. Ospite del programma «L'imprenditore e gli altri» condotto da Stefano Bandecchi, su Cusano Italia Tv, l'ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova ha spiegato: «Il vaccino disponibile per i primi di dicembre? Se questo dovesse accadere sarei preoccupato perché significherebbe che il vaccino non è stato testato sul campo, sulla popolazione, per dimostrare che c'è una differenza statisticamente significativa tra i vaccinati e i non vaccinati. Sarebbe veramente una cosa senza precedenti se questo accadesse».

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«Finora - spiega Crisanti - non è apparsa una sola pubblicazione scientifica al vaglio della Comunità, che testimoni che questo vaccino ha le caratteristiche che dicono che abbia». «Il vaccino - aggiunge - è lo strumento più adatto a combattere le malattie infettive in termini di costi ed efficacia.

Detto questo, il processo di sviluppo di un vaccino rimane molto complesso e lungo, anche nella distribuzione».

Parlando poi del dpcm in vigore da qualche giorno per contenere i contagi, Crisanti è critico: «Manca secondo me un vero e proprio provvedimento per regolare i trasporti, che sono un'occasione di assembramento pazzesca e non si capisce perché si tollerino i trasporti e si sanzionino cinema e spettacoli». Secondo Crisanti, inoltre, «i numeri parlano da soli» e «suggeriscono una dinamica in peggioramento». Riguardo le misure legate al mondo della scuola, il virologo spiega che «si poteva aprire un determinato distretto scolastico un mese prima per capire cosa succedeva in quella determinata area e non è stato fatto. Poi - aggiunge - si potevano fare campionamenti massicci con i test rapidi per capire se c'era trasmissione virale. Adesso qualsiasi discorso sulle scuole è fatto sulla base di intuizioni, di sensazioni».

L'ultimo dpcm con le misure di contenimento per il Covid «è un compromesso. Sono provvedimenti che diminuiscono i contatti, alcuni sono ragionevoli, altri meno comprensibili come il divieto di partecipazione a spettacoli e cinema, luoghi abbastanza regolati», ha aggiunto. Secondo Crisanti, «i numeri parlano da soli» e «suggeriscono una dinamica in peggioramento. D'altronde i provvedimenti approvati domenica, probabilmente avranno un impatto tra 10-15 giorni, quindi bisognerà aspettare». «In questa situazione non ci saremmo dovuti arrivare, è il risultato di una totale impreparazione delle Regioni e anche del sistema sanitario nell'implementare delle misure di sorveglianza, tracciamento e prevenzione avevamo 5 mesi di tempo, avremmo potuto creare un sistema di sorveglianza e tracciamento».

Secondo Crisanti, «a fare misure di restrizione sono bravi tutti perché misura dopo misura si arriva al lockdown, i casi calano e poi che facciamo, ricominciamo daccapo?». Parlando di un suo possibile coinvolgimento nel Comitato tecnico scientifico nazionale, Crisanti dice: «Se mi avessero chiamato per giustificare determinate scelte, per mettere una pezza non ci sarei andato. La rottura con Zaia in Veneto? Ci sono tanti motivi, un politico intercetta aspettative, vende progetti, idee, mentre uno scienziato analizza la realtà e limita queste scelte, è nella natura delle cose che queste due mentalità, queste due visioni prima o poi si scontrino».

In riferimento agli effetti economici del Covid, invece, sottolinea: «Mentre noi stiamo qui a dibattere se chiudere o non chiudere, i Paesi che sono riusciti a bloccare la trasmissione stanno fiorendo e hanno un vantaggio competitivo perché noi non facciamo nulla mentre loro continuano a produrre e a vendere. La battaglia non si vince con il plexiglass ma bloccando le catene di trasmissione sul territorio. Bisogna creare una rete di laboratori nazionale che superi le differenze di capacità delle varie regioni». «Un piano di questo genere ci sarebbe costato una cifra esorbitante - conclude - si tratta di un investimento da mezzo miliardo all'anno». 

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