Crisanti contro Guerra sui tamponi: «Che soluzione ha lui per bloccare la trasmissione?»

Crisanti contro Guerra sui tamponi: «Che soluzione ha lui per bloccare la trasmissione?»
Crisanti contro Guerra sui tamponi: «Che soluzione ha lui per bloccare la trasmissione?»
di Simone Pierini
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Mercoledì 21 Ottobre 2020, 11:58

«Bisogna chiedere a Ranieri Guerra che soluzione ha lui per bloccare la trasmissione? Ci sono esempi estremamente virtuosi che hanno dimostrato che l’intensificazione dei tamponi funziona, come la Corea del Sud, il Giappone, Taiwan e anche l’Australia e la Nuova Zelanda, non volendo includere la Cina. In queste nazioni ha funzionato».

Lo ha detto a Buongiorno, su Sky TG24 Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova commentando le parole del direttore generale aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra che ha dichiarato che non è con l'intensificazione dei tamponi che si risolve il problema.

«Il dottor Guerra – ha aggiunto – è anche la persona che all’inizio dell’epidemia ha detto che gli asintomatici non esistevano. Le persone dovrebbero un attimo riflettere prima di parlare».

GUERRA: «PIÙ TAMPONI? SERVE MEDICINA TERRITORIO»
Per affrontare la seconda ondata di Covid-19 in Italia «gli ospedali sono stati attrezzati, le terapie intensive sono state rafforzate e credo sia stato fatto uno sforzo gigantesco per mettere le strutture ospedaliere in condizioni di gestire l'afflusso di pazienti che stiamo vedendo montare in questi giorni. Da questo punto di vista la preparazione è stata adeguata». Quello che invece è mancato è «il rafforzamento del territorio, della prima linea» formata da «medicina generale e pediatria di libera scelta». Di «tutto il personale che in questo momento è a disposizione, ma che non viene coinvolto attivamente nella procedura di tracciamento». È questa la criticità rilevata da Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), intervenuto ad 'Agorà' su Rai 3.

Per l'esperto «non è con il tampone e con l'intensificazione dei tamponi che si risolve il problema.

Bisogna distinguere con grande chiarezza quali sono gli strumenti utilizzabili per fare diagnosi di patologia esistente e quali invece per lo screening: è una cosa diversa», precisa Guerra che invita anche a una riflessione sull'App Immuni: «Abbiamo un presidio tecnologico che non è stato usato nel migliore dei modi - sottolinea - Esiste, è presente, molti lo hanno installato, ma non si collega con i Dipartimenti di Prevenzione» delle aziende sanitarie «e questo è abbastanza strano. Serve un ripensamento di questo percorso per informatizzare quello che è possibile informatizzare», a fronte di un 'nodò che non riguarda tanto le risorse finanziarie, reperibili, quanto piuttosto le risorse umane.

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