Covid in Sardegna, al Billionaire 63 positivi. E chiude il Sottovento di Porto Cervo: un caso tra i dipendenti

Covid in Sardegna, al Billionaire 63 positivi. E chiude il Sottovento di Porto Cervo: un caso tra i dipendenti
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Martedì 25 Agosto 2020, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 14:10

Salgono a 63 i casi postivi al Covid-19 accertati tra lo staff del Billionaire di Porto Cervo, su un totale 90 tamponi effettuati. I dati non sono definitivi e potrebbero subire qualche modifica, come spiega il responsabile dell'Unità di crisi del nord Sardegna, Marcello Acciaro: «Nel blocco dei dati che comprendono i tamponi eseguiti al Billionaire sono inclusi i controlli su un gruppo di persone di San Teodoro. Stiamo facendo ulteriori verifiche per cui il numero definitivo è suscettibile di lievi variazioni».

Il locale di Flavio Briatore, anche lui positivo e ricoverato al San Raffaele di Milano, è chiuso dal 17 agosto per decisione dell'imprenditore in risposta alle misure restrittive adottate dal Governo nazionale e dal sindaco di Arzachena per limitare i contagi da coronavirus.


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La movida della Costa Smeralda perde, inoltre, un altro punto di riferimento: anche il Sottovento Club di Porto Cervo ha annunciato la chiusura dopo l'esito positivo del test sul gestore del locale ricoverato da ieri nel reparto Malattie infettive dell'Aou di Sassari. L'uomo accusa gravi sintomi della malattia, è sotto osservazione dei vari specialisti ed è sottoposto ad alti flussi di ossigeno.

 La comunicazione, attraverso un post pubblicato sulla pagina Facebook del club: «Appresa la notizia di un caso di positiva’ al Covid all’interno del nostro staff, sentiamo il dovere di interrompere anticipatamente l’attività, convinti che la salute vada anteposta sempre e comunque all’ interesse economico. Abbiamo fatto tutte quello che era nelle nostre possibilità per rispettare la legge, convertendo in ristorante il club più longevo di Porto Cervo e picchettandovi le spalle ogni sera per farvi indossare le mascherine (col rischio di diventare quasi noiosi).
E’ stata un’estate difficile durante la quale rincorrere i continui cambiamenti delle regole è costato sacrifici spesso difficili da percepire dall’esterno. Crediamo di aver fatto il massimo anche a dispetto di chi, sul territorio, ha preferito continuare a raccogliere invece che pensare a seminare».



 

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