Padova, il primario: «Fate tornare a lavoro i medici no-vax. Contro il Covid servono soldati»

Riammettere in corsia i medici e i sanitari no-vax, perché gli ospedali hanno bisogno di personale

Il primario di Padova: «Fate tornare a lavoro i medici no-vax. Contro il Covid servono soldati»
Il primario di Padova: «Fate tornare a lavoro i medici no-vax. Contro il Covid servono soldati»
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Venerdì 10 Dicembre 2021, 14:01 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 14:33

Riammettere in corsia i medici e i sanitari no-vax, perché gli ospedali hanno bisogno di personale e rinunciare a loro è un problema. «Siamo in guerra contro il Covid ed abbiamo bisogno di 'soldati'. Negli ospedali eravamo già sotto organico prima del Covid, e l'epidemia ha acuito questa mancanza di personale. Quindi, va rivista la norma che allontana il personale sanitario non vaccinato», le parole di Giampiero Avruscio, presidente della sezione padovana dell'Anpo, il sindacato che rappresenta i primari ospedalieri.

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Parlando con l'Adnkronos, Avruscio non ha dubbi. «Va fatta una riflessione su questa misura 'punitiva', perchè sono stati allontanati centinaia di medici e infermieri di grande esperienza, di elevata professionalità che non sono facilmente sostituibili: uno specializzando non ha la stessa esperienza di un medico con anni di professione alle spalle, soprattutto nelle aree critiche». E ancora, secondo il dott. Avruscio: «Da due anni stiamo lottando contro il Covid e siamo allo stremo delle forze: chi è al lavoro ha anche il sovraccarico di chi è assente perché allontanato dall'azienda, nel solo ospedale di Padova si tratta di 200 professionisti e di oltre 500 nell'Ulss 6 padovana.

Ormai ci siamo scordati le ferie da tempo, ma soprattutto così aumenta decisamente il rischio clinico».

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Il primario padovano spiega: «L'anno scorso, prima dell'arrivo del vaccino, venivamo 'tamponati' con molta frequenza e questa misura aveva permesso di ridurre al minimo i contagi intraospedalieri. E allora, la soluzione potrebbe essere quella di far rientrare i colleghi non vaccinati, e di far loro i tamponi salivari ogni 24-48 ore, perché possano lavorare: tra l'altro, con i tamponi salivari non viene rilasciato il green pass e il tampone servirebbe così soltanto per poter lavorare. Anche a noi vaccinati vengono fatti i tamponi salivari e soltanto se trovati positivi finiamo in quarantena. E lo stesso dovrebbe essere per i colleghi non vaccinati». 

«Siamo in guerra e in trincea abbiamo bisogno delle persone per combattere il Covid - sottolinea Avruscio - la situazione sta peggiorando, con un aumento costante dei positivi e dei ricoveri». E poi, continua il primario dell'Ospedale di Padova: «È di oggi la notizia che un'infermiera sospesa perché non vaccinata ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro la sospensione, la Corte dovrà pronunciarsi sull'obbligo vaccinale, dopo che il giudice del lavoro ha accolto il suo ricorso», conclude.

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