Covid, Pregliasco: «Il virus c’è ancora, i casi salgono. Meglio non abolire il green pass»

Fabrizio Pregliasco
Fabrizio Pregliasco
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 9 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 18:13

La pandemia non è finita - aumentano i contagi, i ricoveri ordinari e le terapie intensive – ma la preoccupazione per la guerra in Ucraina e anche l’ormai imminente fine dello stato d’emergenza nel nostro Paese, fissata per il 31 marzo, rischiano di far calare in modo brusco attenzione e cautele.

Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Istituto Galeazzi di Milano, in che fase è la pandemia nel nostro Paese?

«La situazione è positiva, ma negli ultimi giorni si sta registrando un rialzo di casi.

Occorrerà tempo per capire il significato di questa crescita, di certo però ci dice che le restrizioni vanno abbandonate ma con prudenza, come è sempre stato fatto in Italia. Abbiamo almeno un milione di positivi accertati, che potrebbero contagiare altri: l’abbassamento immediato delle misure, come si sta verificando in Inghilterra, può essere rischioso».

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La fine del super green pass, il 31 marzo, la preoccupa?

«Un pochino di preoccupazione c’è. Non possiamo andare avanti con l’emergenza, ma si potrebbe fare un percorso di allentamento progressivo, fino a giugno».

Come prevede sarà l’andamento del Covid?

«Credo che il virus in estate si ridurrà, ma si ipotizza un colpo di coda in inverno, come già visto negli anni precedenti. Il Covid sarà protagonista della prossima stagione influenzale. Non penso però che ci saranno ondate, a meno che non arrivino nuove varianti più pesanti. Bisognerà mantenere l’attenzione alta in tal senso».

Servirà la quarta dose?

«Solo per i più fragili. La quarta dose, somministrata in tempi stretti, non porta grandi risultati, come rivela uno studio israeliano. Il vaccino dovrebbe essere usato come quello per l’influenza: sicuramente per i fragili e magari a disposizione di chi desidera farlo».

Come ci si potrà tutelare dal colpo di coda della pandemia?

«Facendo prevenzione. Se una volta andavamo al lavoro o mandavamo i bimbi a scuola, anche malati, oggi dobbiamo capire che non è più possibile farlo. Occorre buonsenso».

La vaccinazione per i bambini è importante?

«Fondamentale, assicura una base di protezione e più ci prepariamo oggi, meglio sarà in futuro».

Per il sostegno ai vaccini ai bimbi ha ricevuto un proiettile in busta, con minacce anche alla sua famiglia.

«Ho visto crescere le minacce legate proprio alle disposizioni che, nel tempo, si sono fatte più limitanti. È stata una sorta di escalation. I negazionisti cercano di colpire i comunicatori».

La guerra in Ucraina può determinare ulteriori rischi in materia di pandemia?

«Sposta l’attenzione, rischiando di far abbassare bruscamente le difese. Il pericolo infettivo nelle guerre c’è: grandi masse di persone che si spostano dalle zone di conflitto possono portare a un aumento di contagi e allo sviluppo di nuove varianti. Dovranno essere vaccinate».

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