Covid, l'infettivologo Massimo Galli: «Variante inglese più contagiosa, un metro e mezzo non basta più»

L'infettivologo Massimo Galli: «Variante inglese più contagiosa, un metro e mezzo non basta più»
L'infettivologo Massimo Galli: «Variante inglese più contagiosa, un metro e mezzo non basta più»
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Lunedì 1 Marzo 2021, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 11:44

La variante inglese del Covid spaventa soprattutto per la sua capacità di trasmissione, che potrebbe farci rivedere le abitudini dell'ultimo anno: il metro-metro e mezzo di distanza potrebbe non bastare più a proteggersi dal contagio. L'infettivologo dell'ospedale Sacco Massimo Galli, docente all'università Statale di Milano, intervenuto ad Agorà su Rai3 questa mattina, ha parlato proprio della variante inglese e della distanza minima da mantenere tra le persone: «Un 37 o 40% in più di capacità di trasmissione», dato indicato dall'Istituto superiore della sanità per la variante inglese di Sars-CoV-2, «vuol dire che» il virus «va anche più lontano del solito metro e mezzo», ha detto Galli.

«Sono ipotesi che hanno una loro logica e che ci spaventano in modo particolare», spiega l'esperto, soprattutto perché la variante Gb è destinata a diventare presto prevalente in Italia «se non lo è già - precisa Galli - come mi era già capitato di dire qualche giorno fa, essendo abbastanza curiosamente smentito anche sulla realtà materiale che invece si è confermata nei giorni immediatamente successivi». La maggiore trasmissibilità significa che «probabilmente una concentrazione magari anche inferiore delle goccioline che vengono emesse» respirando «riesce ad arrivare ugualmente qualche centimetro più in là e a infettare - chiarisce l'infettivologo - semplicemente perché la maggiore affinità di questa variante per i nostri recettori cellulari fa sì che probabilmente cariche inferiori siano ugualmente in grado di infettare».

Risultato: anche se «per fortuna non sembra che sia più capace di ammazzare», ricorda Galli, la 'versione' inglese del nuovo coronavirus contagia di più ed «è in grado di infettare più efficacemente anche i bambini e i giovani». Infatti, conferma, «la media dell'età dei pazienti che abbiamo è un po' più bassa rispetto al solito». Non cambia però il bersaglio finale, perché «come sempre si infettano di regola prima i giovani e i bambini», poi il virus arriva «a quelli di mezza età» e infine «anche agli anziani. Ed ecco che di nuovo avremo un quantitativo importante di fragili a rischio. Lo avremo - puntualizza lo specialista - se non riusciremo a completare in tempi brevi e realmente con efficacia la campagna vaccinale».

«Comportamenti sciagurati, le cose non vanno bene»

«È evidente che le cose non stanno andando per niente bene e che certi comportamenti sono sciagurati. C'è l'illusione di avere alle spalle qualcosa che abbiamo ancora davanti, questo è l'elemento più tragico», ha aggiunto Galli commentando gli assembramenti che - a dispetto di ogni raccomandazione anti-Covid - si sono visti nel weekend a Milano e in altre città italiane. «Sono stato bersagliato da critiche per aver detto prima degli altri quella che è un'evidenza», ha spiegato l'esperto. 

Descrivere una situazione che evolve negativamente «non diverte nessuno - precisa l'esperto - ma sta negli elementi banali di previsione che qualsiasi tecnico della materia, che abbia un approccio serio e scientifico, può fare». «Ci troviamo a dover fare i conti con queste nuove varianti» di Sars-CoV-2 «che avevamo già presenti nel nostro territorio e nostri ospedali, e che ci fanno prevedere che malati ne avremo molti di più e rischiamo di dover di nuovo fronteggiare un'ondata pesante di infezioni».

«Bene vaccini russo e cinese, ma manca richiesta all'Ema»

Di 'Sputnik V', il vaccino russo anti-Covid, «dopo la pubblicazione su 'The Lancet' di dati importanti posso pensare solo bene.

Non pensavo benissimo all'inizio, quando era stato presentato un pò come uno strumento di propaganda politica. Non è verosimilmente così e quindi evviva, se si potesse usare sarebbe una gran cosa. Però per poterlo usare in Europa bisogna che venga presentato all'Ema», l'Agenzia Ue del farmaco, e all'Ema se la richiesta di via libera non la presenti «non te lo possono approvare», ha aggiunto Galli. «Lo stesso riguarda i vaccini cinesi».

«Ce n'è uno basato su un vettore virale - spiega - e ce ne sono altri basati su virus intero ucciso, che probabilmente sono più 'grossolanì, ma non è affatto detto che non siano notevolmente efficaci. Però abbiamo ancora un numero di dati molto limitato, anche per quanto riguarda il risultato in Cina, che pure credo sia già stato imponente. Già sapere come e quanto è stato efficace in Cina l'impiego di questo o quello dei 4, credo, vaccini sviluppati sarebbe un'informazione importante». «Di questi vaccini non abbiamo possibilità impiego» in Ue, ripete l'infettivologo, «proprio perché non sono stati nemmeno presentati alla nostra Agenzia europea. Questo è un problema serio, è un impedimento importante che è difficile poter superare».

Sì a una dose vaccino a più persone, ma con paletti

Somministrare al numero maggiore possibile di persone una prima dose di vaccino anti-Covid senza preoccuparsi della seconda è una scelta che «per me, se si fa come sembra che il professor Draghi sia orientato a proporre come decisione del Governo, deve avere qualche paletto. Il paletto riguarda gli anziani più anziani, che potrebbero avere una risposta immune insufficiente a una sola dose più facilmente degli altri, le persone immunodepresse» per le quali vale lo «stesso discorso», e in generale «quella parte di popolazione che per maggiori fragilità merita probabilmente il massimo della chance di sviluppare una risposta immunitaria».

Dopo che il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa, Nicola Magrini, ha espresso perplessità sull'approccio a una dose affermando «meglio due scarpe buone che una malandata», Galli spiega: «Comprendo assolutamente, e ho difeso inizialmente a spada tratta, la posizione che ha preso Magrini a cui va la mia stima. Devo dire però che, rispetto alla posizione presa dagli inglesi come scommessa, senza uno straccio di dato, quello presentato dagli israeliani è un dato molto robusto», anzi «abbastanza eccezionale». Quindi «probabilmente», per i giovani e le persone in buona salute «fino a 60 anni, è davvero sufficiente una sola dose», ammette l'esperto.

A Galli tuttavia «piacerebbe avere i dati e studiare sulla base dei dati. E ora non è così difficile produrli - osserva - per capire rapidamente chi risponde e chi non risponde, e chi può rispondere veramente a una sola dose quanto basta prima di fare la seconda, per non dovergliela fare o almeno non subito, risparmiandola per altre persone». Quanto poi al fatto di somministrare il vaccino anche ai guariti da Covid-19, «vaccinare quelli - ripete l'infettivologo - è proprio una stupidaggine assoluta». 

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