I governatori da una parte, che spingono per limitare ai no vax le restrizioni che la recrudescenza del virus fa intravedere all’orizzonte. Dall’altra il governo, per cui la quarta ondata in Italia ancora non colpisce duro come nell’Europa centrale e dell’Est. Un tiro alla fune che però porterà a una prima stretta già nel Consiglio dei ministri previsto per la prossima settimana. Uniche certezze, per ora, una “sforbiciata” alla durata del green pass, la cui validità passerà da 12 a 9 mesi, e l’obbligo a sottoporsi alla terza dose di vaccino anti-Covid per il personale sanitario.
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Entrambi i provvedimenti sono dettati dalla necessità di spingere la corsa alla terza dose.
Fonti del governo confermano che per ora non ci sono in vista altre strette, nonostante aumenti il fronte dei governatori che fanno pressing su Palazzo Chigi affinché le future restrizioni siano limitate a chi per scelta non si è vaccinato: il modello “Austria”, insomma. Le richieste sono state ufficializzate durante la conferenza Stato-Regioni di ieri. I governatori chiedono un “green pass a due velocità”. Spiega il presidente della Liguria Toti: «Uno per i vaccinati e uno derivante da tampone per i servizi essenziali». In caso di retrocessione in arancione o in rosso, a perdere il diritto alla socialità sarebbero dunque solo i non vaccinati, con il green pass da tampone.
Sulla questione i governatori hanno chiesto un incontro urgente con il governo, «al massimo entro 72 ore». Perché, dice Toti, «il 90% degli italiani non può essere tenuto in scacco da un 10% che non comprende l’importanza del vaccino». Cadere in arancione, a ridosso del Natale, spaventa le Regioni. Che già corrono ai ripari in ordine sparso: in Sicilia Musumeci ha disposto il ritorno delle mascherine all’aperto «in luoghi particolarmente affollati».