Cosa fare se nel condominio in cui si vive c'è un caso di positività al coronavirus? Può succedere che all'interno di una struttura comune, come quella di un condominio, ci siano persone malate che abbiano, magari prima ancora di sapere di esserlo, toccato e transitato luoghi comuni a tutti gli altri inquilini esponendoli quindi al rischio di contagio, anche se involontariamente. Come si procede in questi casi?
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Va precisato che il condomino positivo non è obbligato a comunicare il proprio stato di salute all'amministratore. L'obbligo c'è solo verso le autorità sanitarie al fine di porlo in quarantena, monitorarlo ed effettuare il tracciamento dei contatti. Ovviamente il condomino è obbligato all'isolamento e ad evitare, per quanto gli sia possibile, di entrare in contatto con gli altri condomini e gli spazi comuni.
Il soggetto può comunicare di sua spontanea volontà all'amministratore il suo stato di salute, ma quest'ultimo è chiamato alla riservatezza.
L'amministratore può procedere all'opera di sanificazione degli ambienti comuni, al solo scopo cautelativo, ma non vi è l'obbligo. La sanificazione può essere effettuata solo da ditte specializzate e farla una tantum a scopo preventivo ha poco senso, visto che ogni giorno gli ambienti comuni sono frequentati da tutti gli abitanti dello stabile. La spesa di sanificazione è ovviamente a carico del condominio e si va a sommare alle spese condominiali, quindi onde evitare possibili contestazioni sarebbe bene avere diversi preventivi e allegare la fattura specificando che la sanificazione è stata effettuata a seguito della segnalazione di un positivo. Per evitare ulteriori contestazioni può effettuare una riunione straordinaria interrogando i condomini direttamente sulla spesa.