Le Iene raccontano il dramma di Yaska: «Costretta ad abortire perché schizofrenica dal suo tutore legale»

«Costretta ad abortire perché schizofrenica dal suo tutore legale», la storia choc di una giovane donna
«Costretta ad abortire perché schizofrenica dal suo tutore legale», la storia choc di una giovane donna
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Giovedì 8 Aprile 2021, 12:14

Costretta ad abortire perché malata di schizofrenia. Le Iene hanno raccontato la storia di Yaska, una giovane malata di schizofrenia costretta ad abortire, senza il diritto di poter avere una vita come tutti gli altri perché diversa. Coinvolta nella tremenda storia anche la mamma di Yaska accusata di aver fatto stuprare la figlia che sarebbe poi rimasta incinta.

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«Mi hanno costretto ad abortire dopo aver scoperto che ero incinta del ragazzo con cui sto da 10 anni», spiega la giovane a Nina Palmieri. La giovane è stata affidata a una comunità, dopo essere stata allontanata dalla sua famiglia, sua madre, sua sorella, il padre e lo zio. Yaska ha avuto un'infanzia e un'adolescenza come quella di tutte le ragazze, poi a 16 anni la ragazza ha iniziato a manifestare i sintomi della sua malattia.

La mamma si rivolge a un esperto di neuropsichiatria a Roma, la giovane inizia una cura e subisce una serie di ricoveri nei quali trova una sua stabilità e quando stava meglio tornava a casa dove faceva la sua vita. A 18 anni non può più essere seguita dal centro romano e tutta la famiglia si trasferisce Firenze, ma lì inizia a peggiorare: «I medici ci dicevano che era gravemente malata e che non si sarebbe ripresa mai più».

In una delle comunità in cui viene ricoverata incontra Fabio, anche lui malato psichiatrico, ma comunque con la sua vita e tra i due nasce una storia d'amore. Gestire Yaska non era facile, ma se la famiglia affrontava tutto con il sorriso i vicini hanno iniziato a denunciare, infastiditi sempre più dalle crisi della ragazza.

Avvengono diversi sopralluoghi che per le forze dell'ordine significa che qualcosa non va e alla fine viene fatto un TSO, da quel momento Yaska non è più tornata e la mamma viene accusata di maltrattamenti e sequestro visto che la stanza della ragazza ers era spoglia, con le grate e la porta antisfondamento per proteggere la ragazza. Le autorità interpretano tutto ciò come una stanza cella e le viene anche affidato un avvocato come tutore legale, senza privilegiare i familiari.

Yaska viene interdetta e passa da una clinica all'altra e vedere la famiglia diventa un fatto burocratico e i suoi devono chiedere permessi per poterla vedere. Così come con Fabio, che vedeva a volte nella casa della madre quando le venivano dati dei permessi. La mamma sapeva che avevano momenti di intimità, sapeva che usavano il preservativo, era felice che la figlia trovasse dei momenti di normalità e glieli concedeva. La tutrice fissa una visita ginecologica, ma non si presenta né sceglie le modalità anticoncezionali, così decide Yaska che sceglie il preservativo. Dopo la visita la tutrice decide che la ragazza può vedere i suoi cari solo nella struttura in cui è ricoverata e non nella stanza da letto. 

Alla fine Yaska però scopre di essere incinta: «A quel punto l'hanno fatta sentire una persona sbagliata», spiega la sorella ed è stata costretta ad abortire. A quel punto la madre viene accusata di aver istigato il fidanzato ad abusare della figlia. Tutte queste accuse spaventano Fabio che si allontanato da lei. Ora la famiglia chiede che venga fatto qualcosa per far valere i diritti di Yaska privata ormai di ogni affetto in nome della legge e per decisione del suo tutore. 

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