Coronavirus, nuovo Dpcm: la firma slitta a oggi. Stop a piscine e palestre. No delle Regioni alla chiusura di bar e ristoranti alle 18

Coronavirus, nuovo Dpcm: la firma slitta a oggi. Stop a piscine e palestre. No delle Regioni alla chiusura di bar e ristoranti alle 18
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Sabato 24 Ottobre 2020, 15:18 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 10:35

Coronavirus, in arrivo nuovo Dpcm.  Si va verso lo stop all'attività di palestre, piscine e sale giochi, teatri e cinema e l'anticipo dell'orario di chiusura per il settore della ristorazione. Sono questi, secondo quanto si apprende da diverse fonti di governo, i due interventi principali per frenare l'aumento dei contagi di cui si è discusso questa mattina nella riunione tra il premier Giuseppe Conte, e i capi delegazione della maggioranza. Misure che potrebbero essere contenute nel nuovo Dpcm, la cui firma del premier Conte dovrebbe slittare a oggi, domenica 25 ottobre.   

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Il testo, infatti, sarebbe stato oggetto di ulteriori modifiche nella notte. Sul tavolo, innanzitutto, ci sarebbe la possibilità di limitare gli spostamenti tra le Regioni, misura su cui non ci sarebbe il convinto accordo di tutti. Un altro scoglio è rappresentato dall'orario di chiusura di bar e ristoranti. Il governo chiede la serrrata alle 18, i governatori delle Regioni si battono per le 23. La questione è stata posta dal premier anche nel corso della riunione con i capigruppo. 

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Chiusura di bar e ristoranti dalle 18 - fatta salva la possibilità di fare asporto - mentre i negozi rimarranno aperti. Chiusura per palestre, cinema e teatri, costretti a tirare giù le saracinesche. Questa, a quanto apprende l'agenzia Adnkronos da autorevoli fonti, l'ipotesi a cui lavora il governo, Ipotesi sul tavolo della riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione delle forze di maggioranza, sospesa in attesa di vagliare i profili di economicità dei ristori per salvaguardare le categorie più colpite dal nuovo giro di vite allo studio del governo per fronteggiare la seconda ondata di Covid 19.

Divieto di circolazione non anticipato Anticipare la chiusura dei bar e dei ristoranti alle 18, si apprende ancora, non comporterà un divieto di circolazione anticipato allo stesso orario, ovvero al tardo pomeriggio. Le stesse fonti spiegano che decisivo sarà ora il confronto con il Comitato tecnico scientifico e le regioni sulla nuova stretta. La prosecuzione della riunione tra Conte e capidelegazione non è ancora stata fissata, si attende la verifica dei dicasteri economici sui ristori.

Non spostarsi in un comune diverso da quello di residenza «È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune». È quanto si legge nella prima bozza del Dpcm anti-Covid in procinto di essere varato dal governo.

Il testo è ancora in via di definizione.

Scuola: materna, elementari e medie in presenza. L'attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione - materna, elementari e medie - e per i servizi educativi per l'infanzia continuerà a svolgersi in presenza. Lo si legge nella prima bozza del nuovo Dpcm, in via di definizione. Le scuole superiori adotteranno una Dad pari al 75% delle attività e dunque un 25% in presenza su tutto il territorio nazionale, uniformando le ordinanze regionali. Lo si apprende dalla prima bozza del Dpcm, ancora in via di definizione. E su questo punto c'è un altro problema. Le regioni chiedono la didattica in presenza anche per l'ultimo anno delle scuole superiori, quello della Maturità.

Non solo. «Estendere la didattica a distanza fino al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università». E' quanto chiede Stefano Bonaccini, governaatore dell'Emilia-Romagna, in una lettera al premier Giuseppe Conte con le osservazioni sullo schema del nuovo Dpcm. Il presidente della Conferenza delle Regioni sottolinea poi la necessità di "prevedere adeguate forme di ristoro per i settori e le attivita' economiche interessate dalle restrizioni".

Bar e ristoranti chiusi le domeniche e nei festivi. «A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti,gelaterie, pasticcerie) sono sospese la domenica e i giorni festivi; negli altri giorni le predette attività sono consentite dalle ore 5 fino alle 18; il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi;dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico». È quanto si legge nella bozza del nuovo Dpcm. «Resta consentita senza limiti di orario - si legge ancora - la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti;resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze; le attività di cui al primo periodo restano consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi». «Detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali e comunque incoerenza con i criteri di cui all'allegato 10; continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente», conclude.

«Sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi; ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall'Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI), fatti salvi gli ulteriori indirizzi operativi emanati dalle Regioni e dalle Province autonome, ai sensi dell' art. 1, comma 14, del decreto-legge n. 33 del 2020». È quanto si legge nella bozza del nuovo Dpcm.

Ci saranno delle modifiche ma con due punti fermi.

Il primo è che non ci sarà un lockdown nazionale e vanno garantiti scuola e lavoro: tutto il resto può dunque essere sacrificato. Il secondo è che bisogna muoversi in fretta: «Le prossime settimane si preannunciano complesse, non potremo abbassare la guardia, perché se non proteggiamo la salute dei cittadini non proteggiamo l'economia».

La stessa linea che il ministro della Salute Roberto Speranza illustra nella riunione con le Regioni. Servono «misure rigorose, robuste e serie» per «governare la curva e raffreddare la situazione» evitando di arrivare a «misure più drastiche». I numeri, d'altronde, non consentono disattenzioni: altri 19mila contagiati che portano il totale a oltre 500mila, 151 morti in 24 ore - non era così dal 21 maggio - altri 79 pazienti in terapia intensiva dove ora ci sono 1.128 persone, e 738 ricoverati nei reparti ordinari.

La bozza del Dpcm che il governo consegna agli enti locali va però oltre le misure ipotizzate nei giorni scorsi. E, di fatto, sancisce la fine della vita sociale, almeno per un mese. La chiusura di palestre e piscine era ampiamente attesa, meno quella di cinema e teatri così come l'impossibilità di festeggiare un matrimonio o una comunione: fino ad oggi si potevano invitare fino a 30 persone, da lunedì sarà vietato qualsiasi evento. Sui trasporti pubblici locali la bozza prevede che i presidenti di regione rivedano la programmazione delle corse «finalizzata alla riduzione e alla soppressione dei servizi...sulla base delle esigenze effettive e al solo fine di assicurare i servizi minimi essenziali».

Non è invece entrato nel Dpcm il divieto di spostamento tra le regioni. «Valutiamo insieme» ha detto il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ai governatori, con il testo che si limita a chiedere «di non spostarsi dal comune di residenza salvo per comprovate esigenze lavorative, di studio e per motivi di salute». Anche l'anticipo dell'orario di chiusura dei locali era previsto, ma il governo ha scelto la formula più rigorosa: stop alle attività di bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie dalle 18 e al tavolo si potrà stare in non più di quattro. Dopo quell'ora sarà vietato il consumo di cibi e bevande in luoghi pubblici e aperti al pubblico, con i sindaci che potranno chiudere le piazze alle 21.

Ed è proprio su questo punto che è ancora in corso la discussione, a tratti anche accesa. All'interno dello stesso governo e, soprattutto con le Regioni e i comuni. A sfidare apertamente l'esecutivo è Vincenzo De Luca: il governatore della Campania, secondo il quale Napoli deve diventare tutta «zona rossa», conferma di voler mantenere aperti i locali fino alle 23 e di portare la didattica a distanza al 100% in tutte le scuole. Due misure in aperto contrasto con il Dpcm che, se mantenute, potrebbero portare il governo ad impugnare il provvedimento. Più morbido il presidente dell'Anci Antonio Decaro, che ha chiesto comunque di «valutare» le chiusure sottolineando le «differenze oggettive» da comune a comune.

E diversi presidenti da Zaia a Cirio fino Toti e Fedriga hanno insistito sulla necessità di rivedere le scelte fatte con misure più «eque e razionali». I governatori all'unisono chiedono piuttosto un potenziamento della medicina territoriale, con il coinvolgimento diretto dei medici di base per lo screening dei positivi e, soprattutto, compensazioni economiche per le attività che dovranno fermarsi. «Vanno garantiti ristori - dice il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini - perché ci sono settori che difficilmente riapriranno». Su questo il governo sta lavorando ad un decreto che dovrebbe arrivare già la prossima settimana, con Boccia che ha garantito che i soldi ci saranno. «Le attività devono essere tassativamente ristorate e in tempi brevi». Sull'orario di apertura di bar e ristoranti le valutazioni nel governo sono comunque ancora in corso e potrebbero esserci degli aggiustamenti, anche per cercare di evitare quanto più possibile di acuire le tensioni sociali che montano nel paese, come dimostrano gli scontri di Napoli seppur quanto avvenuto ieri sera non è direttamente collegabile al disagio dei cittadini.

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