Scuola, tensione Pd-M5S sui precari: Conte convoca un vertice notturno

Scuola, tensione Pd-M5S sui precari: Conte convoca un vertice notturno
Scuola, tensione Pd-M5S sui precari: Conte convoca un vertice notturno
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Domenica 24 Maggio 2020, 21:50 - Ultimo aggiornamento: 23:16

«Sembra di essere tornati agli ultimi mesi del governo con la Lega, su ogni punto c'è un veto». Una fonte autorevole del M5S riassume così lo status quo di queste ore all'interno del governo. Tanto che il premier Giuseppe Conte deve convocare un vertice notturno per dirimere il nodo scuola. Ma, se da un lato il no alla mozione di sfiducia per Alfonso Bonafede sembra dare nuova linfa all'esecutivo Conte 2, dall'altro il perdurante stallo su alcuni nodi, dalla scuola a Autostrade getta nuovo allarme nella maggioranza.

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E la mancanza di una visione che permetta uno scatto al governo, sottolineata ieri prima da Graziano Delrio e poi da Romano Prodi, resta di chiara attualità. Sulla scuola Giuseppe Conte ha 24 ore per trovare una mediazione. Domani ad ora di pranzo la commissione Istruzione del Senato tornerà ad esaminare il decreto scuola, ma l'articolo riguardante l'assunzione dei precari - pomo della discordia tra Pd e M5S - finirà sul tavolo dei senatori solo martedì, giorno nel quale la capigruppo di Palazzo Madama stabilirà tra l'altro quando il provvedimento approderà in Aula.
  I tempi sono stretti, le distanze tra Pd e M5S ancora evidenti. La proposta di mediazione che arriva dai Dem e da Leu consiste in una duplice tappa: rinviare il concorso alla fine dell'anno scolastico, nel 2021, per i contratti a tempi indeterminato e, nel frattempo impiegare i precari, sulla base dei titoli, a settembre. «Noi vogliamo una graduatoria con prova finale selettiva alla fine dell'anno, certo più concreta di un concorso a quiz che non si sa, per i problemi legati alla pandemia, nemmeno se potrà svolgersi. Il rischio è gravissimo», sintetizza a sera la responsabile scuola Pd, Camilla Sgambato. Ma il M5S tentenna e la trincea pentastellata è soprattutto politica, alimentata dall'altro grande nodo approdato a Palazzo Chigi in queste ore, quello dei Benetton. Sul tema Aspi il muro del M5S si presenta solidissimo. E il pressing dei pentastellati, inevitabilmente, si è riversato a Palazzo Chigi.

«L'abbassamento delle tariffe non può essere il punto di arrivo della trattativa, Conte deve tenere presente il parere dell'Avvocatura dello Stato sui fatti del Ponte Morandi, che era molto più duro», spiega un membro del governo del M5S. Sottotraccia la trattativa esiste: nei giorni scorsi una riunione convocata in assoluta discrezione tra i membri del Mit e quelli del Mef ha affrontato la questione. Il tema è che, se il prestito richiesto dai Benetton venisse accordato, con la garanzia di Sace, la revoca delle concessioni sulle autostrade italiane, automaticamente, evaporerebbe. Spetterà a Conte, ancora una volta sciogliere il bandolo della matassa. Su tutto ciò incombono le fibrillazioni interne al Movimento sull'ipotesi della candidatura di Virginia Raggi al secondo mandato. Al di là del «niet» del Pd, che ha innescato la rabbia del Movimento, c'è un punto che attanaglia i vertici Cinque Stelle: la deroga ai due mandati. Solo un voto su Rousseau potrebbe evitare al Movimento una selva di polemiche e critiche per l'abbattimento di una delle regole auree della dottrina grillina.

Nelle prossime ore, secondo alcune fonti, Luigi Di Maio e Raggi potrebbero avere un contatto, forse perfino un incontro. E senza l'eventuale placet dell'ex capo politico sembra improbabile che Raggi possa ricandidarsi con il simbolo del M5S. A ciò va aggiunto un dato, che nel Movimento hanno ben presente: se i Dem e i Cinque Stelle corressero separati la vittoria del centrodestra sarebbe pressoché automatica. Ma la vicenda Raggi si incrocia con i sommovimenti interni al Movimento in vista degli Stati Generali. L'idea di una segreteria che guidi una sorta di seconda era del Movimento sembra trovare tutti d'accordo. Resta il nodo del frontman, sul quale pendono le grandi incognite di Di Maio e Alessandro Di Battista.

E mai, come in questi giorni, è arduo capire se le due anime del M5S viaggino in parallelo o in conflitto. 

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