Coronavirus, la sindaca di Piacenza: «Noi come Bergamo, dal Governo non arriva nulla»

Coronavirus, la sindaca di Piacenza: «Noi come Bergamo, dal Governo non arriva nulla»
Coronavirus, la sindaca di Piacenza: «Noi come Bergamo, dal Governo non arriva nulla»
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Martedì 14 Aprile 2020, 11:02
La sindaca di Piacenza Patrizia Barbieri, primo cittadino della città dal 2017, è passata anche lei dall'incubo del coronavirus, dato che per quindici giorni è stata malata di Covid-19. E oggi in un'intervista al quotidiano La Verità parla del suo rammarico per la città e il resto della provincia, a suo dire abbandonate dal Governo nonostante la gravità della situazione: «È una situazione unica, una guerra che stiamo gestendo da soli, nel silenzio generale», le sue parole.

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«Avevo fatto presente al premier Giuseppe Conte durante una videoconferenza che avevamo bisogno di anestesisti, infettivologi, infermieri, perché i nostri sanitari sono allo stremo. Avevo chiesto mascherine, guanti, camici, tutto. Non è arrivato nulla», dice la prima cittadina della città emiliana nell'intervista. «Io ritengo che ci siano da prendere in considerazione la zone più vulnerabili senza fare troppe distinzioni». Come nella bergamasca, anche a Piacenza all'inizio il sindaco ha chiesto misure più restrittive per contenere l'epidemia. «Eravamo tutti d'accordo sull'evitare che ci fossero disomogeneità, ma non è stato così».

Oltre al numero dei contagiati il problema a Piacenza ora sono le imprese, secondo la sindaca che spiega: il Governo ha previsto che le attività escluse da quelle ritenute essenziali «potessero chiedere una deroga al prefetto.
A Piacenza ci sono già 1.273 richieste e in attesa delle dovute verifiche. E queste aziende si ritengono legittimate alla riapertura invocando il silenzio assenso». Il rischio, dice il sindaco, «è una seconda ondata di contagi che vanificherebbe gli sforzi fatti finora». Il messaggio del primo cittadino è: «Non siamo ancora nella fase due, e anche quella, quando sarà, mi auguro venga pianificata e gestita senza discriminazioni». 
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