Lo studio: tutti i pazienti guariti producono anticorpi contro il virus. Burioni: «Una buona notizia»

Lo studio: tutti i pazienti guariti producono anticorpi contro il virus. Burioni: «Una buona notizia»
Lo studio: tutti i pazienti guariti producono anticorpi contro il virus. Burioni: «Una buona notizia»
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Giovedì 30 Aprile 2020, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 13:53

Tutti i pazienti guariti dal coronavirus producono anticorpi contro il Covid-19, anche se ognuno in quantità variabile rispetto all'altro: la scoperta arriva da uno studio cinese firmato da scienziati della Chongqing Medical University e pubblicato su Nature Medicine. E il virologo Roberto Burioni, su Twitter, esulta per quella che definisce una buona notizia: «Seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da Covid-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l'immunità».

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Gli autori, si legge nello studio, segnalano «risposte anticorpali acute a Sars-CoV-2 in 285 pazienti con Covid-19», su 285 arruolati. «Entro 19 giorni dall'esordio dei sintomi, il 100% dei pazienti è risultato positivo all'immunoglobulina G (IgG) antivirale», il tipo di anticorpo normalmente responsabile della protezione a lungo termine contro un agente microbico. ​«Un articolo in cui si mostra che 285 su 285 (100%) pazienti con Covid-19 sviluppano IgG contro Sars-CoV-2 entro 19 giorni dall'inizio dei sintomi clinici», riassume dalla Emory University di Atlanta Guido Silvestri. 

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«La sieroconversione per IgG e IgM si è verificata contemporaneamente o in sequenza. Entrambi i titoli» anticorpali «di IgG e IgM hanno raggiunto il plateau entro 6 giorni dalla sieroconversione». Secondo gli autori, per ora se ne può dedurre che «i test sierologici possono essere utili per la diagnosi di pazienti sospetti» Covid «con risultati Rt-Pcr (tamponi, ndr) negativi e per l'identificazione di infezioni asintomatiche». Il test usato in questo lavoro, precisa Silvestri in un commento su Facebook, «usa come antigeni la nucleoproteina di Sars-CoV-2 e un peptide della spike», la proteina-arpione attraverso cui il nuovo coronavirus aggancia nelle cellule bersaglio.

«Lo studio è importante - evidenzia il virologo italiano in forze negli Usa, co-fondatore con Burioni del Patto trasversale per la scienza - in quanto conferma che il nostro sistema immunitario monta una risposta anticorpale contro il virus.
Risposta che con tutta probabilità, basandosi sui precedenti di Sars-1 e Mers, oltre che sui modelli animali di infezione da coronavirus, protegge dalla reinfezione o almeno dal ritorno della malattia. Come detto molte volte - precisa Silvestri - ancora non possiamo sapere quanto dura questa risposta (vi prego, non mi chiedete 'perché non lo possiamo sapere?'), ma i precedenti con virus simili suggeriscono che dovrebbe durare almeno 12-24 mesi». 

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