Coronavirus, gli italiani tornati dalle Mauritius: «È stato un incubo, la gente piangeva. Non sapevamo che fine avremmo fatto»

Coronavirus, gli italiani tornati dalle Mauritius: «È stato un incubo, la gente piangeva. Non sapevamo che fine avremmo fatto»
Coronavirus, gli italiani tornati dalle Mauritius: «È stato un incubo, la gente piangeva. Non sapevamo che fine avremmo fatto»
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Martedì 25 Febbraio 2020, 13:12

È atterrato alle 00:41 all'aeroporto di Fiumicino il volo Alitalia proveniente da Port Louis, nelle Mauritius, con a bordo anche i 40 italiani provenienti da Lombardia e Veneto non sbarcati nell'isola e che hanno deciso di tornare in Italia a seguito alle disposizioni delle autorità locali per una messa in quarantena. Su richiesta degli stessi 40, in costante coordinamento con l'Unità di crisi della Farnesina, Alitalia si è subito attivata e ha predisposto il loro rientro immediato, nonostante «nessuno abbia dichiarato sintomi di qualsivoglia malessere», aveva comunicato oggi la compagnia.

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Dopo lo sbarco, le persone impossibilitate a raggiungere subito con mezzi propri le destinazioni d'origine sono state assistite da personale Alitalia e hanno pernottato in due alberghi a Fiumicino in attesa di essere riprotetti oggi sui primi voli disponibili. «Siamo sfiniti. Siamo stati circa 30 ore in tutto sull'aereo. Non vediamo l'ora di tornare a casa e ho bisogno di andare a dormire. È stata una brutta avventura. Non è stato giusto quello che ci è accaduto», la testimonianza all'aeroporto di Fiumicino di un'italiana, originaria di Treviso.

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«È stato un incubo. Sono emotivamente distrutto, arrabbiato; un gran dispiacere. È stata una presa di posizione assolutamente non di buon senso. Vacanza di una settimana buttata alle ortiche per i miei 60 anni, festeggiati praticamente in aereo, con le mie figlie in lacrime che si sono viste portar via un sogno
», la testimonianza all'aeroporto di Fiumicino di un milanese. «Un gran danno emotivo. Ho visto scene di pianto, di urla, di disperazione perché non sapevamo che fine avremmo fatto».

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«Devo ringraziare il comandante dell'Alitalia, che ha saputo gestire la situazione, a fronte di una zero ospitalità locale: mi sono sentito 'cittadino di Alitalia'». «Non so neanche con chi devo prendermela per quello che è successo. Mi piacerebbe che ora, non so chi, qualcuno facesse un gesto nei nostri confronti. E mi auguro di non perdere i miei soldi, sarebbe una beffa tremenda - ha raccontato ancora -. Ci hanno fatto solo scendere in un corridoio di approccio all'aeroporto; siamo stati seduti per terra, non ci hanno neanche fatto accedere ai bagni, al bar; solo tempo dopo ci hanno dato dei tramezzini con dell'acqua».
 

 

«C'erano bimbi piccoli, una di un anno e mezzo che, povera stella, non aveva neanche i pannolini di ricambio, e che è diventata la mascotte del gruppo; isolati per ore, le notizie rimbalzavano ed in pratica siamo stati sull'aereo per più di 24 ore, avremmo fatto il giro del mondo. Ad un certo punto, colpo di scena, le autorità locali hanno chiesto chi fosse della Lombardia e del Veneto e che dovevamo rimanere a bordo. Abbiamo capito che la vacanza sarebbe saltata. Nessuno di noi ha fatto il furbo, facendo finta di non essere di tale provenienza e provando quindi a scendere».

«Ciò che è successo, e ce ne siamo accorti solo dopo un paio di ore di attesa prima di poterci imbarcare, è alquanto strano e da un punto di vista microbiologico, assurdo - ha detto invece uno dei passeggeri, diversi dei quali con indosso le mascherine, rientrati dalla vacanza alle Mauritius e che hanno viaggiato con i 40 connazionali lombardi e veneti - perché se sono dei passeggeri che l'Italia ha lasciato uscire, vuol dire che non sono dei passeggeri contagiati e quindi avevano tutto il diritto di poter sbarcare.
Ed invece li hanno sottoposti ad una specie di 'ricatto': o scendete e state in quarantena o ve ne tornate, creando un clima di paura pure tra di noi. Molti passeggeri, infatti, che stavano alle Mauritius e che dovevano tornare a casa, hanno preferito non prendere questo aereo».

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