Andrea Vianello: «Io e Nicola, il mio nuovo amico che inviterò a cena»

andrea vianello_rai
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di Andrea Vianello
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Martedì 21 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 10:26
Ho dei nuovi amici. In realtà dal punto di vista formale sarebbero dei conoscenti, ma si sa che a Roma “semo” tutti amici. Fino a un mese fa erano una luce notturna, il neon di una cucina, delle sagome sedute sotto un lampadario a cena, uno scorcio di vita degli altri. E noi per loro, probabilmente: due appartamenti contrapposti di palazzi adiacenti, entrambi ancora senza tende, vicinissimi e pure lontanissimi, in una scena da finestra nel cortile.

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Oggi invece se ci affacciamo sul balcone durante le infinite giornate di reclusione, lo spazio e l’estraneità tra noi non c’è più: abbiamo cantato insieme alle 18, quando ancora si cantava, conosciamo i nostri nomi, persino l’età dei nostri figli, e nella mia testa c’è l’idea che appena finirà tutto li inviteremo a mangiare, il mio nuovo amico Nicola e la sua famiglia, senza nemmeno rischiare di litigarci alla riunione di condominio. I nostri muri sono più sottili durante la quarantena, le nostre vite sono più trasparenti. E mentre posizioniamo smartphone e pc verso le nostre librerie rivelatrici per l’aperitivo di gruppo, forse capiamo, al di là delle app che ci toccherà installare, che la privacy è bella, ma in fondo non è poi così importante. 
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