Cloe, la prof vittima di transfobia. L'addio sul blog: «Qui finisce tutto»

Sul suo blog condivideva il rifiuto che aveva subito dalla società e i pregiudizi con cui combatteva da tempo

Prima di suicidarsi, Cloe Bianco aveva scritto un ultimo post sul suo blog dove si sfogava da tempo
Prima di suicidarsi, Cloe Bianco aveva scritto un ultimo post sul suo blog dove si sfogava da tempo
di Maria Bruno
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Mercoledì 15 Giugno 2022, 23:02 - Ultimo aggiornamento: 23:37

Sono parole strazianti quelle lasciate da Cloe Bianco, la professoressa che il 10 giugno si è tolta la vita incendiando il camper in cui viveva, sul suo blog. «Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte» scriveva Cloe poco prima di suicidarsi. Il suo cadavere, ormai carbonizzato, è stato ritrovato all'alba di sabato in un camper parcheggiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina (Belluno).

Cloe, ex prof transgender trovata carbonizzata in un camper. In un post aveva annunciato il suicidio

Al blog dove ha riportato queste parole, Cloe ha affidato anche le immagini del testamento.

Qui ha raccontato l'acuirsi del suo dolore, cresciuto negli anni e causato dall'impossibilità di essere se stessa, perché il mondo tentava continuamente di «annientarla». 

«In quest'ultimo giorno - si legge ancora - ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto».

Cloe era una donna transgender e insegnava all'istituto di Agraria “Scarpa-Mattei” di San Donà di Piave. Un giorno, nel 2015, decise di entrare in aula indossando una gonna e dei tacchi, mostrandosi non più come il professore Luca Bianco che tutti avevano conosciuto fino a quel momento, ma rivelando finalmente se stessa. «Cari ragazzi da oggi mi chiamerete Cloe» aveva detto ai suoi alunni.

Una delle sue alunne raccontò tutto al padre che decise di rivolgersi alla scuola prima e all'assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan (FDI) poi per denunciare la cosa. L'assessore sminuì il tutto: «Ma davvero la scuola si è ridotta così?». La conseguenza per Cloe fu quella di essere sospesa e relegata in segreteria. A nulla valse il ricorso presso il Tribunale del lavoro di Venezia: pur «senza voler criticare una legittima scelta identitaria sognata da Bianco dall'età di cinque anni», il presidente decise che la sospensione inflitta dalla scuola «era giusta» perché l'outing in così breve tempo, senza preparare adeguatamente le scolaresche, non fu «responsabile e corretto».

Di là Cloe non è stata più la stessa. Ha cominciato ad allontanarsi dal suo lavoro e dagli affetti, riversando tutto il dolore sul suo blog, dove condivideva il rifiuto che aveva subito dalla società e i pregiudizi con cui combatteva da tempo.

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