Ciro Grillo, "Silvia" torna a parlare dopo il rinvio a giudizio: «Finalmente posso respirare»

La vita della giovane ormai è cambiata: non è più a casa sua, non frequenta più molti dei vecchi amici

Ciro Grillo, "Silvia" torna a parlare dopo il rinvio a giudizio: «Finalmente posso respirare»
Ciro Grillo, "Silvia" torna a parlare dopo il rinvio a giudizio: «Finalmente posso respirare»
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Novembre 2021, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 14:31

«Io oggi finalmente ricomincio a respirare»: così Silvia (nome di fantasia), la ragazza presunta vittima di stupro di un gruppo di quattro persone, tra cui Ciro Grillotira un sospiro di sollievo mentre parla al telefono col suo avvocato Giulia Bongiorno, dall'aeroporto di Olbia, Sardegna. La paura e la timidezza che caratterizzano Silvia sono venute meno quando ha deciso di sedersi davanti alla Bongiorno e raccontare i dettagli della violenza di gruppo che giura di aver subito. E ieri, finalmente, è stata ascoltata, ricevendo fiducia.

Leggi anche - Ciro Grillo e i tre amici rinviati a giudizio: «Violenza sessuale di gruppo». Rischiano fino a 12 anni

Come riportato dal Corriere della Sera, l’avvocata Bongiorno racconta di una ragazza «traumatizzata, molto sofferente» che vive ogni giorno «come se avesse accanto perennemente la sensazione fisica di quello che le è successo, una specie di compagna quotidiana».

La vita di Silvia ormai è cambiata: non è più a casa sua, non frequenta più molti dei vecchi amici, prova a non guardare la televisione quando parlano di lei, i suoi genitori la proteggono come possono. E per chiarire: Silvia, come (quasi) tutti la chiamano dall’inizio, non è il suo vero nome, così come non è reale il nome dell’altra ragazza, Roberta. «Ma poi c’è chi si permette di pubblicare il suo nome e cognome e renderla identificabile» se la prende Giulia Bongiorno. «Io trovo che questo sia gravissimo, mai ho assistito a una tale volontà di sgretolare la verità e distorcere i fatti. Sono stufa di leggere pezzettini di atti isolati che vengono interpretati male.

Tutto questo, tra l’altro, diventa un deterrente per le donne che vogliono denunciare».

La vittima ha avuto la forza di non pensare a quel giorno, nonostante ogni tanto qualcuno le manda messaggi con qualche titolo di giornale che la riguarda. «Sofferente ma determinata», la definisce l’avvocata Bongiorno. Ieri non la finiva più di dirle grazie, ma niente lacrime: questo è il momento di respirare, per dirla con le sue parole. La mamma, invece, è scoppiata a piangere e si è ricordata che il 16 di marzo, il giorno fissato per la prima udienza in tribunale, è la data del compleanno di sua madre. «Lo voglio vedere come un segnale di buon auspicio», ha detto lei all’avvocata Bongiorno.

I genitori di Silvia non hanno mai rilasciato interviste. Da loro è arrivata soltanto una nota, diffusa a fine aprile scorso, in cui dicevano: «Non è facile rimanere in silenzio davanti alle falsità che si continuano a scrivere e a dire sul conto di nostra figlia. Abbiamo appreso che frammenti di video intimi vengono condivisi tra amici, come se il corpo di nostra figlia fosse un trofeo: qualcosa che ci riporta a un passato barbaro che speravamo sepolto insieme alle clave». Un messaggio diffuso quando le indagini non erano ancora chiuse, dopo si è scoperta tutta la triste verità. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA