Si scambiavano le foto degli stupri sui figli. La chat su Telegram si chiamava «Famiglie da abusi»

Si scambiavano le foto degli stupri sui figli. La chat su Telegram si chiamava «Famiglie da abusi»
Si scambiavano le foto degli stupri sui figli. La chat su Telegram si chiamava «Famiglie da abusi»
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Domenica 28 Novembre 2021, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 11:48

Su Telegram si scambiavano le foto degli abusi sui figli, e il nome del gruppo social era eloquente: si chiamava 'Famiglie da abusi'. Gli arresti sono scattati a Roma, Bologna, Milano, Napoli e Catania: i particolari raccapriccianti sono stati raccontati oggi dal quotidiano Il Messaggero. Fotografie e video avevano per protagonisti bambini sottoposti a violenze, in alcuni casi i loro stessi figli.

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Il gruppo, che si chiamava appunto 'Famiglie da abusi', era stato creato da cinque padri che sono finiti ora in manette per possesso e divulgazione di materiale pedopornografico. Gli scatti immortalavano i bimbi mentre subivano atti osceni e, in alcuni casi, ripresi di nascosto in momenti intimi. L'indagine, scrivono Michela Allegri e Flaminia Savelli sul Messaggero, coordinata dalla Polizia Postale attraverso il Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online, è partita dal Lazio per poi estendersi alle altre parti d'Italia.

La prima immagine illegale proveniva dal cellulare di un quarantenne romano, arrestato in flagranza di reato dopo una perquisizione in casa sua, con sequestro di computer e dispositivi informatici.

Aveva centinaia di immagini e filmati pedopornografici. E dall'analisi dei suoi dispositivi, è emersa l'esistenza delle chat dell'orrore: nel materiale inviato sono infatti comparsi video autoprodotti e foto della figlia minorenne dell'arrestato.

Partendo dal suo cellulare, coordinati dal pm Eugenio Albamonte, gli operatori della Postale sono riusciti a identificare gli altri membri del gruppo Telegram: tra loro un 45enne bolognese, imprenditore (arrestato), che aveva condiviso un video nel quale un figlio minorenne subiva abusi. Poi un dipendente del Comune di Napoli, denunciato a piede libero. Un bresciano, arrestato anche lui, che è peraltro coinvolto in un'altra inchiesta in Canada in cui è accusato di aver violentato la figlia.

Infine, scrive Il Messaggero, la Postale di Roma ha identificato un altro soggetto in contatto col primo indagato: i due si scambiavano foto e video illegali e raccapriccianti. L'uomo, un 55enne siciliano, secondo le accuse violentava la figlia e condivideva il materiale con gli altri membri della chat. E anche la moglie è indagata: sapeva tutto degli abusi, ma non è intervenuta. Nei suoi confronti è stata emessa la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa coniugale e del divieto di avvicinamento alla figlia.

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