Caso cardinale Angelo Becciu, la manager Cecilia Marogna chiede la scarcerazione

Cecilia Marogna e il cardinale Angelo Becciu
Cecilia Marogna e il cardinale Angelo Becciu
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Martedì 20 Ottobre 2020, 18:31

Cecilia Marogna, la manager coinvolta nell'indagine vaticana sull'ex numero 2 della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu, arrestata a Milano la settimana scorsa su mandato dell'autorità giudiziaria della Città del Vaticano, ha chiesto ai giudici milanesi della quinta corte d'Appello, tramite la sua difesa, la scarcerazione.

L'istanza verrà trattata in un'udienza fissata per la fine del mese in cui il sostituto pg Giulio Benedetti, dopo aver depositato un parere scritto, interverrà, così come discuteranno legali della 39enne cagliaritana. La donna, se riterrà, potrà rendere rendere dichiarazioni. Il collegio invece si riserverà e avrà tempo cinque giorni per decidere. I difensori di Cecilia Marogna, da quanto si è saputo, hanno chiesto, sulla base dell'articolo 718 del codice di procedura penale, la revoca o sostituzione della misura cautelare del carcere, decisa dalla Corte d'Appello che settimana scorsa ha anche disposto la convalida dell'arresto eseguito dalla Gdf, tramite Interpol.

Per la decisione su questa richiesta i giudici non avranno bisogno delle carte d'accusa del Vaticano contro Marogna, documenti che non sono ancora arrivati a Milano e che serviranno, invece, per pronunciarsi in merito all'estradizione, per la quale verrà fissata un'udienza più avanti. A fine mese, invece, la Corte valuterà soltanto se sussistono o meno le esigenze cautelari per tenere la donna ancora in carcere a San Vittore in attesa dell'eventuale estradizione o se basterà una misura meno afflittiva, come i domiciliari, o se potrà tornare libera.

Nell'udienza del 16 ottobre la manager sarda, che si era accreditata presso il cardinale Becciu, all'epoca in cui era Sostituto alla Segreteria di Stato, come esperta di politica estera, non ha dato il consenso all'estradizione. Marogna è accusata di appropriazione indebita aggravata in quanto dal dicembre 2018 in poi, con la complicità di altre persone, si sarebbe appropriata in maniera illecita di fondi della Santa Sede a lei assegnati per fini istituzionali e che avrebbe utilizzato in parte per spese personali: 500 mila euro che avrebbe ricevuto per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e che, quasi per la metà, sarebbero stati utilizzati per l'acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso, tra cui 12mila euro da Poltrona Frau, 2.200 da Prada, 1.400 da Tod's, 8 mila da Chanel. Lei, che si è definita specializzata in relazioni diplomatiche in contesti difficili, ha ammesso di essere stata la destinataria, in quattro anni di quel denaro, ma ha spiegato che in quella soma erano inclusi il suo «compenso, i viaggi, le consulenze».

effettuate. La Corte milanese, lo scorso 14 ottobre, il giorno dopo il suo arresto, aveva disposto il carcere per la «gravità dei fatti» e il «pericolo di fuga».

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