Coronavirus, l'allarme nelle case di riposo: «Anziani lasciati senza cibo da giorni»

Coronavirus, l'allarme nelle case di riposo: «Anziani lasciati senza cibo da giorni»
di Paola COLACI
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Mercoledì 1 Aprile 2020, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 12:32

«Gli anziani ora sorridono e ci ringraziano. Ma domenica scorsa, quando siamo entrati nelle loro stanze, ci hanno chiesto subito cibo e acqua. Non mangiavano e non bevevano da giorni. I vassoi con il pranzo e la cena erano stati accatastati sui comodini e per molti di loro era impossibile raggiungerli». Abbandonati, a digiuno e senza cure mediche. In cinque già deceduti. E altri 55 contagiati dal coronavirus. Lasciati soli da chi avrebbe dovuto accudirli e invece ha scelto la strada della quarantena.

Un dramma che sembrava senza fine quello che hanno vissuto 93 anziani non autosufficienti ospitati nella residenza sanitaria La Fontanella di Soleto in Puglia. Un fatto gravissimo. Un inferno, come lo ha definito lo stesso sindaco Graziano Vantaggiato che lo scorso 21 marzo ha prima revocato l'incarico alla ditta che aveva in appalto il servizio di assistenza nella Rsa. Poi ha lanciato il suo drammatico appello: Si cercano con estrema urgenza 30 unità lavorative tra medici, infermieri e operatori sociosanitari. Hanno bisogno del nostro/vostro aiuto. Un grido di dolore di un sindaco disperato che non è caduto nel vuoto. Un appello che ha scalfito cuori e coscienze.
 

 

Così, nel giro di 48 ore in soccorso degli anziani di Soleto sono arrivati i primi angeli in tuta bianca. Medici, infermieri e operatori sociosanitari che hanno risposto presente alla chiamata di Vantaggiato. Tra loro anche l'operatrice sanitaria Vincenza Pitardi. Il telefono della oss di Maglie, madre di due bambini, è squillato nel pomeriggio di sabato. All'altro capo dell'apparecchio c'era Silvio Astore, il responsabile Area Sud dei Centri per l'Impiego della provincia di Lecce che le ha proposto di prendere servizio subito. E proprio a Le Fontanelle. «Nei giorni precedenti questa telefonata avevo seguito attraverso tv e giornali quello che stava accadendo nella residenza anziani racconta ora Vincenza Pitardi -, e non nego che l'idea di prendere servizio proprio in questa struttura all'inizio mi ha fatto molta paura. Poi, però, mi sono detta: questo è il mio lavoro. Questa è la mia missione e io la devo portare a termine, qualsiasi siano i rischi e le condizioni».

Così, da domenica scorsa il suo nome è scritto con un pennarello nero sulla tuta monouso che indossa insieme a occhiali e mascherina per proteggersi dal virus. Per lei, e per gli altri 6 operatori socio sanitari reclutati in tutta fretta non c'è stato neppure il tempo per stampare i cartellini di servizio. Gli anziani ospiti de La Fontanella erano allo stremo. Non si poteva più aspettare. «Appena abbiamo messo piede nella residenza per anziani ci siamo ritrovati ad affrontare una situazione disastrosa ammette l'operatrice sociosanitaria , la struttura era stata letteralmente abbandonata. Nessuno aveva informazioni sul quadro clinico, sulle cure mediche e sui farmaci che dovevano essere somministrati agli anziani. E seppure a fatica, i medici hanno provato a ricostruire le cartelle cliniche degli ospiti. Noi, intanto, ci siamo occupati del resto». E quel resto a cui fa riferimento l'operatrice socio sanitaria è proprio il cibo e l'acqua. In altre parole, l'urgenza di sfamare e dissetare 70 anziani non autosufficienti e lasciati a digiuno da giorni.

«Sui tavoli e sui comodini degli ospiti erano accatastate pile di cibo che qualcuno aveva lasciato lì da almeno tre giorni il racconto di Vincenza si fa drammatico e la voce trema ancora nel rievocare il ricordo delle prime ore di servizio , piatti sigillati di pranzi e cene preconfezionate che gli anziani, costretti a letto e impossibilitati a muoversi, non riuscivano a raggiungere per sfamarsi. E appena siamo entrati nelle loro stanze, ci hanno chiesto subito da mangiare e da bere. Erano stremati». Ma anche le condizioni igieniche in cui versavano erano ormai al limite. «Lenzuola e biancheria non venivano cambiate da molti giorni e i pazienti avevano necessità di essere lavati e cambiati continua l'operatrice socio sanitaria , e in poche ore abbiamo ammucchiato pile di sacchi di lenzuola e asciugamani da lavare e sanificare».

Ora, però, dopo giorni di inferno e 72 ore di intenso lavoro da parte di tutto il personale medico e socio sanitario, nelle stanze de La Fontanella si intravede un nuovo barlume di luce. «Già questa mattina (ieri, ndr) siamo riusciti a garantire a tutti i pazienti la colazione e lo stesso faremo con il pranzo e la cena fa sapere l'operatrice E anche gli addetti alle pulizie stanno facendo un grande lavoro. Insomma, ce la faremo. Andrà tutto bene». Un messaggio di speranza che l'angelo in tuta bianca lancia ai suoi colleghi e agli anziani ospiti da domenica scorsa. Un mantra che ripete anche a stessa. Soprattutto a fine turno, quando la sua missione in trincea è finita e Vittoria imbocca la strada di casa.

È proprio in questo momento che il rischio di un contagio torna al centro dei suoi timori di moglie e madre. E l'ansia le fa quasi mancare il respiro: «Grazie all'impegno di una ditta salentina che si è messa a disposizione e che ringraziamo oggi siamo nelle condizioni di poter operare in sicurezza. Abbiamo tute, occhiali e mascherine sottolinea Ma quando rientro a casa, comunque, prima di riabbracciare i miei figli salgo in terrazza. Mi spoglio completamente, poi entro in casa e mi butto sotto la doccia. Andrà tutto bene, ne sono certa. Ma saremmo tutti più tranquilli se potessimo sottoporci a tamponi che garantiscano noi e le nostre famiglie contro ogni rischio».

Auspicio condiviso da Astore che da sabato lavora senza sosta per reperire nuovo personale per la Rsa di Soleto. «L'esempio di Vincenza e di tutti coloro che hanno risposto alla nostra chiamata deve farci riflettere. Sono eroi che stanno mettendo a rischio la propria salute e quella delle loro famiglie per garantire sostegno ai tanti anziani che hanno diritto all'assistenza sottolinea Ringraziamo anche la ditta che si sta spendendo completamente per questa causa. Mi auguro, comunque, che di questi operatori ci si ricordi anche in seguito quando l'emergenza sarà passata. Spero che il sistema sanitario possa garantire loro un futuro lavorativo sicuro e stabile».

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