Abbandonata in ospedale per dieci mesi: morta a 92 anni la nonnina che il figlio non voleva più

Abbandonata in ospedale per dieci mesi: morta a 92 anni la nonnina che il figlio non voleva più
di Cristina PEDE
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Giovedì 24 Ottobre 2019, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 10:46
Non ce l'ha fatta la nonnina originaria di Monopoli e ricoverata da mesi nel reparto di Lungodegenza dell'ex ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico. Le condizioni della 92enne, spirata ieri mattina, si erano aggravate qualche giorno fa, dopo che il figlio era stato richiamato dai sanitari che avevano dimesso l'anziana, ristabilitasi dall'ultima crisi cardiaca e dopo che il giudice aveva nominato un amministratore di sostegno per la vecchina. Una storia che ha commosso e indignato per il braccio di ferro tra il familiare della donna e il personale sanitario che aveva in cura l'anziana, fino all'intervento delle forze dell'ordine.

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Secondo un primo racconto del personale del reparto, la signora era ricoverata da dieci mesi e, nonostante fosse stata dimessa da tempo, nessun familiare si faceva avanti per portare via l'anziana, arrivata nell'ex nosocomio di San Pietro dopo un ricovero al Perrino di Brindisi per uno scompenso cardiaco. Dopo il periodo riabilitativo nel reparto che funge da appendice all'ospedale di Brindisi, la signora era stata dimessa ma una nuova crisi aveva riattivato l'iter sanitario precedente, per cui la signora dopo essere stata nuovamente stabilizzata al Perrino era tornata a San Pietro. Fino allo scorso luglio quando la vecchina era stata dimessa senza mai lasciare quel letto di ospedale. Secondo il figlio, che aveva timore a gestire l'anziana da solo, la madre non poteva andare in una residenza sanitaria assistenziale e aveva preso tempo chiedendo le dimissioni protette; secondo i sanitari del Melli non poteva rimanere ricoverata nel reparto anche nel rispetto di regole dettate dall'Asl.

È cominciato così un braccio di ferro che si è trascinato fino alla scorsa settimana quando sono stati i carabinieri a intervenire e richiamare il figlio dell'anziana alle sue responsabilità. L'uomo ha poi spiegato di non aver mai abbandonato l'anziana madre, che per linea consanguinea era la zia dell'uomo adottato in tenera età, ma che si stava prodigando per trovare per la donna una sistemazione che fosse la più idonea possibile alle sue condizioni di salute, avendo perso il padre lo scorso febbraio mentre era ricoverato in una Rsa.

L'uomo aveva anche spiegato di essersi trovato di fronte ad un sistema sanitario ingessato per la gestione delle persone molto anziane, costrette ad andare in strutture private pagando rette mensili elevate ma senza l'assistenza sanitaria di emergenza in caso di problemi di salute gravi, per i quali poi doveva intervenire il sistema sanitario ospedaliero. Con il riordino inoltre, e con la chiusura di molti ospedali, si rischiava ogni volta di dover attraversare la Regione in lungo e in largo prima di trovare un posto disponibile.

Temporeggiare sulle dimissioni dell'anziana, serviva al figlio che si diceva alla ricerca di una sistemazione adeguata. Non sono però bastate le giustificazioni dell'uomo e il caso della signora in pochi giorni ha preso una piega diversa tanto che è stato nominato un amministratore di sostegno che si occupasse della vecchietta e della sua sistemazione fuori dalla struttura sanpietrana. Nessuno aveva previsto tuttavia che le condizioni della nonnina si sarebbero aggravate e che nel giro di pochissimo si sarebbe giunti al triste epilogo.

Lo scorso lunedì infatti, pare che la nonnina si fosse aggravata per il sopraggiungere di complicazioni legate probabilmente più all'età avanzata della signora e al prolungato ricovero che a patologie specifiche. Il figlio intanto minaccia strascichi legali per essere stato additato nonostante, dice, si fosse preso cura di entrambi i genitori combattendo con burocrazia e regole che sono tutt'altro che assistenziali.
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