Imprenditori lombardi prima «ridotti sul lastrico», attraverso meccanismi di estorsione «a tappeto» ed usura, e poi «sfruttati» per le loro competenze e con le loro imprese 'divorate' dai clan. È il quadro che emerge dal filone lombardo della maxi inchiesta contro la 'ndrangheta che oggi ha portato ad oltre 100 misure cautelari, per come è stato descritto dai pm di Milano Sara Ombra e Pasquale Addesso e dall'aggiunto della Dda Alessandra Dolci.
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Ombra ha raccontato anche un particolare di una testimonianza della moglie di un imprenditore («una famiglia sul lastrico, sfrattata»), riportando le parole della donna: «Mio marito era costretto a dormire in macchina».
Il pm Addesso ha chiarito che ad «unire» alcuni imprenditori lombardi alle cosche della 'ndrangheta è la «evasione fiscale», perché una volta che gli imprenditori accettano di far entrare la 'ndrangheta «la massimizzazione dei profitti» viene realizzata attraverso «l'evasione».