Bimbo di 7 anni perde la mano per un petardo inesploso: «Il Comune lo risarcisca con un milione di euro»

Bimbo di 7 anni perde la mano per un petardo inesploso: «Il Comune lo risarcisca con un milione di euro»
di Paola ANCORA
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Venerdì 5 Luglio 2019, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 16:15
Giacomo - lo chiameremo così per tutelarne l'anonimato - giocava nella piazzetta dell'Armonia, a Lecce, insieme ad altri bambini e alla sua famiglia, tutti di etnia rom. Era il 2 gennaio del 2013, il giorno successivo al Capodanno. Giacomo, inconsapevole, prese quell'incartamento misterioso che si trovava nella piazzetta e il petardo, inesploso, gli deflagrò nella mano destra, costringendo i medici dell'ospedale Vito Fazzi ad amputargliela. 

Per quei fatti, oggi, l'avvocato Donato Maruccia chiede al Comune di risarcire il bambino e la sua famiglia pagando 996.526 euro, poco meno di un milione. «Giacomo - spiega il legale - è rimasto invalido a vita. E, al di là del risarcimento economico, chiediamo che il giudice riconosca la responsabilità dell'ente pubblico, che è custode di tutti i beni che si trovano sul suolo cittadino. Non sarà semplice - prosegue Maruccia - perché di casi simili, vittoriosi, ce ne sono stati solo due in tutta Italia negli ultimi anni. Una cosa è certa - conclude -: quel petardo non doveva trovarsi là, sul prato della piazzetta dell'Armonia». 

La famiglia di Giacomo già a marzo del 2013 aveva messo in mora Palazzo Carafa - tramite i legali dello Sportello dei Diritti - anticipando la richiesta di risarcimento dei danni subiti dal piccolo per quella esplosione. L'ente, che aveva affidato alla Lupiae servizi la gestione di tutte le pratiche risarcitorie, acquisì quindi il parere scritto della Polizia municipale alla quale nessuno aveva presentato denuncia di quanto accaduto. Così come - specifica l'ufficio legale del Comune - l'avvocato del ricorrente aveva consegnato solo la documentazione medica relativa alle condizioni del bambino e non anche notizie sul procedimento penale in corso. Palazzo Carafa ha deciso di opporsi alla richiesta risarcitoria e, il 30 luglio prossimo, si andrà a giudizio. 
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