Bibbiano, la Cassazione: «Infondate le misure cautelari contro il sindaco». Ma Carletti rimane indagato. Ventisei persone verso il rinvio a giudizio

Bibbiano, chiusa l'indagine. La Cassazione: «Infondate le misure contro il sindaco Carletti»
Bibbiano, chiusa l'indagine. La Cassazione: «Infondate le misure contro il sindaco Carletti»
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Martedì 14 Gennaio 2020, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 18:58

Non c'erano gli elementi per imporre la misura coercitiva dell'obbligo di dimora nei confronti del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti nell'ambito delle indagini sugli affidi illeciti in Val d'Enza. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del verdetto che il tre dicembre ha annullato senza rinvio la misura cautelare. I supremi giudici rilevano «l'inesistenza di concreti comportamenti», ammessa anche dai giudici di merito, di inquinamento probatorio e la mancanza di «elementi concreti» di reiterazione dei reati.

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Sul rischio di inquinamento probatorio, gli 'ermellini' sottolineano che l'ordinanza del riesame di Bologna - che il 20 settembre ha revocato i domiciliari a Carletti imponendo però l'obbligo di dimora - non si è basata su «una prognosi incentrata sul probabile accadimento di una situazione di paventata compromissione delle esigenze di giustizia». Anzi, il riesame - prosegue il verdetto - «pur ammettendo l'inesistenza di concreti comportamenti posti in essere dall'indagato, ne ha contraddittoriamente ravvisato una possibile influenza sulle persone a lui vicine nell'ambito politico amministrativo per poi inferirne, astrattamente e in assenza di specifici elementi di collegamento storico-fattuale con la fase procedimentale in atto, il pericolo di possibili ripercussioni sulle indagini».

Tutto «senza spiegare se vi siano, e come in concreto risultino declinabili, le ragioni dell'ipotizzata interferenza con il regolare svolgimento di attività investigative ormai da tempo avviate». Di «natura meramente congetturale» anche il rischio di reiterazione. 

PER IL SINDACO CADONO DUE ACCUSE SU QUATTRO
Esce parzialmente ridimensionata, con la caduta di due capi di imputazione su quattro inizialmente contestati, la posizione del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti nell'atto di chiusura dell'inchiesta 'Angeli e Demonì. Il primo cittadino Pd, difeso dal professor Vittorio Manes e dall'avvocato Giovanni Tarquini, resta dunque accusato di un'ipotesi di abuso di ufficio e di un'altra di falso, mentre non sono più presenti due imputazioni di abuso di ufficio in concorso. Carletti risponde di irregolarità sull'affidamento del servizio sociale. Tra l'altro, secondo la Procura di Reggio Emilia contribuì a rendere possibile lo stabile insediamento di terapeuti della onlus Hansel e Gretel all'interno dei locali della struttura pubblica 'La Curà, pur consapevole dell'assenza di una procedura ad evidenza pubblica e dell'illiceità del sistema. Avrebbe inoltre sostenuto, «nella permanenza di tali illecite condizioni» la attività e l'ampliamento delle attribuzioni a favore del centro studi anche attraverso pubblici convegni organizzati a Bibbiano. 

CHIUSA INDAGINE PER 26 PERSONE CON 108 IMPUTAZIONI
I carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato a 26 persone l'avviso di fine indagine dell'inchiesta 'Angeli e Demoni' sui presunti affidi illeciti nella Val d'Enza e che a maggio vide scattare misure cautelari. I capi di imputazione contestati dalla Procura reggiana nell'atto che di solito prelude a una richiesta di rinvio a giudizio sono 108. Tra gli indagati è rimasto anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti. I reati contestati sono, a vario titolo, peculato d'uso, abuso d'ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l'altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Sono stati confermati tutti i capi di imputazione al centro delle misure cautelari, alcuni integrati nel frattempo. Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri coordinati dal pm Valentina Salvi e dal procuratore Marco Mescolini, hanno visto lo stralcio di 4 posizioni, di cui una già archiviata. Per un indagato c'è consenso alla richiesta di patteggiamento, con udienza fissata il 27 gennaio davanti al Gup. Ora gli indagati hanno 20 giorni di tempo per essere interrogati o produrre memorie e poi la Procura deciderà se procedere con le richieste di rinvio a giudizio. 

PM: «QUADRO ACCUSATORIO CONFERMATO E AMPLIATO»
«La massiccia attività istruttoria svolta successivamente all'esecuzione della misure cautelari, attraverso l'escussione di ulteriori persone informate sui fatti, le nuove consulenze tecniche svolte, gli interrogatori resi da alcuni degli indagati, appositamente corroborati da mirati riscontri e, non da ultimo, l'analisi del materiale informatico e documentale in sequestro anche a seguito di alcune udienze davanti al Gip e in contraddittorio tra le parti» ha consentito «non solo di confermare le ipotesi accusatorie già riconosciute dal Gip in fase cautelare», di «integrare il quadro probatorio in relazione a talune non riconosciute dal Gip stesso in fase di emissione misura e anche di individuare nuove fattispecie. Lo scrive il procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, Marco Mescolini, in riferimento alla chiusura delle indagini dell'inchiesta 'Angeli e Demonì sugli affidi.

MALPEZZI: «CONTRO SINDACO UNA GOGNA INDEGNA»
«La Cassazione rileva che erano infondati gli arresti contro il sindaco di Bibbiano. Questo ci dice due cose: che la gogna a cui è stato sottoposto Carletti e il tentativo di certa politica di strumentalizzare sono stati indegni. E che la giustizia deve fare il suo corso». Lo scrive su twitter Simona Malpezzi, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento.

STRALCIATI QUATTRO INDAGATI DA INCHIESTA
Il direttore dell'Ausl reggiana, Fausto Nicolini, l'addetta stampa dell'azienda sanitaria locale Federica Gazzotti, l'ex sindaco di Cavriago nonché già presidente dell'Unione Val d'Enza Paolo Burani e l'avvocato Marco Scarpati - per il quale è stata già avanzata e accolta la domanda di archiviazione - non andranno a processo per l'inchiesta sullo scandalo 'Angeli e Demonì. Sono queste le posizioni stralciate dei quattro indagati al momento dell'esecuzione delle misure cautelari del 27 giugno scorso. Ô quanto emerge dall'avviso di chiusura di fine indagini emesso dalla Procura di Reggio Emilia sul noto scandalo sul presunto giro illecito di affidi di minori.
 

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