Bari, arrestati due uomini per tentato omicidio con aggravante del metodo mafioso

Bari, arrestati due uomini per tentato omicidio con aggravante del metodo mafioso
di Tom Abram
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Sabato 15 Febbraio 2020, 13:30

I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno arrestato Mario Dambrosio, 49enne di Altamura e Alfredo Sibilla, 34enne di Bari, ritenuti tra i responsabili del tentato omicidio di Pietro Bigi, 50enne di Altamura, avvenuto ad Altamura il nell'agosto 2014. Il fermo è stato possibile grazie agli elementi raccolti in un'indagine conclusa nel novembre del 2019 dal Nucleo Investigativo di Bari e svolta attraverso articolate e complesse attività tecniche e dinamiche corroborate dalle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia. I due uomini sono accusati di tentato omicidio con l'aggravante del metodo mafioso ai danni di un innocente, erroneamente scambaiato per l'autore dell'omicidio di Bartolomeo Dambrosio, fratello di Mario Dambrosio, ucciso nel 2010. 

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Le indagini hanno accertato che Mario Dambrosio - già condannato in quanto partecipe del clan mafioso «Dambrosio» di Altamura - per vendicare l'omicidio del fratello aveva incaricato Alfredo Sibilla detto «il brillante», di uccidere, assieme ad un complice non ancora identificato, Giovanni Loiudice. L'agguato si doveva concretizzare nella mattina del 24 settembre 2014 presso l'Ospedale Perinei di Altamura dove Mario Dambrosio aveva avuto notizia di una visita diagnostica cui il Loiudice avrebbe dovuto sottoporsi. I killer - in possesso di una fotografia della vittima designata - la individuarono erroneamente in un uomo che usciva dal nosocomio, scambiandolo per Loiudice ed esplosero contro di lui tre colpi di pistola che lo colpirono al torace e al braccio.

Si è trattato di un tragico scambio di persona. L'uomo ferito era infatti Pietro Bigi, carpentiere incensurato di Altamura, che si trovava in ospedale per accertamenti legati ad un incidente sul lavoro e che, a causa delle lesioni riportate non è stato più in grado di svolgere la sua attività lavorativa. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha riconosciuto l'aggravante del cosiddetto 'metodo mafioso', in quanto le circostanze dell'azione sono state quelle tipiche delle condotte poste in essere dal un sodalizio mafioso dal momento che l'agguato è stato compiuto in pieno giorno, in un luogo densamente frequentato, a volto scoperto e con esplosione di più colpi d'arma da fuoco.

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