Azka Riaz morta a 19 anni: ergastolo al padre che la violentava. «L'ha picchiata e uccisa»

Azka Riaz morì a 19 anni: ergastolo al padre che la violentava. «L'ha picchiata e uccisa»
Azka Riaz morì a 19 anni: ergastolo al padre che la violentava. «L'ha picchiata e uccisa»
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Mercoledì 4 Dicembre 2019, 17:57 - Ultimo aggiornamento: 18:26

Azka Riaz aveva 19 anni: morì la sera del 24 febbraio 2018, quando venne investita da un'auto a Trodica di Morrovalle (Macerata). Per la sua morte la Corte d'Assise di Macerata ha condannato all'ergastolo suo padre, il 45enne Muhammad Riaz, per omicidio volontario, ma anche per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia: la decisione è arrivata dopo quasi 5 ore e mezza di camera di consiglio.

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Dalle indagini emerse che la ragazza era stata picchiata dal padre tanto da riportare la frattura della mandibola: fu lasciata dolorante a terra, dove un'auto che sopraggiungeva l'aveva travolta, uccidendola. Ipotesi, ora accolta dai giudici, sostenuta dal procuratore di Macerata Giovanni Giorgio tanto da chiedere la modifica del capo d'imputazione in omicidio volontario. L'imputato ha sempre respinto le accuse.

La ragazza, italiana ma di famiglia pakistana, alla madre in Pakistan aveva raccontato al telefono di essere stata violentata dal padre, che secondo le accuse di Azka aveva maltrattato anche i fratelli e la sorella. La giovane, secondo quanto emerso nei mesi scorsi, si era a volte anche sacrificata facendosi violentare dal padre per proteggere la sorellina più piccola.



«È una vicenda particolarmente orribile», ha commentato il procuratore capo della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio, dopo la lettura della sentenza. «Ci riteniamo soddisfatti perché sono state accolte le nostre tesi». «Sentenza ingiusta - ha invece commentato il legale dell'imputato, avv. Francesco Giorgio Laganà - perché fondata su un pregiudizio: aver ipotizzato la violenza dall'omicidio e viceversa, fatti che si sono incatenati a vicenda senza che su alcuno dei due ci sia un elemento di certezza. Speriamo che la sentenza sarà riformata in appello».

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