Camilleri, la Sicilia si divide: Porto Empedocle e Agrigento se lo "litigano"

Il murale a Camilleri
Il murale a Camilleri
di Totò Rizzo
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Venerdì 17 Luglio 2020, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 09:33
Un doppio omaggio che si trasforma in disputa, in una battaglia di campanile lunga 14 chilometri, quelli che separano Porto Empedocle da Agrigento, il paese dalla città, l’immediata provincia dal suo capoluogo, l’antico approdo marinaro dalla Valle dei Templi. E in mezzo, inconsapevole protagonista, Andrea Camilleri, oggi, nel giorno dell’anniversario della sua morte.

Il suo paese natale, Porto Empedocle – la Vigata tante volte descritta nelle storie del commissario Montalbano e che la fiction tv ha preso di peso per trascinarla in una Sicilia barocca lontana dall’immaginario originario dello scrittore – gli dedica un grande murale. Che in verità proprio murale non è. Perché doveva essere dipinto su uno dei lati del Municipio, a ridosso di una stradina che porta dalla centrale via Roma all’antica Chiesa Madre. Ma la Sovrintendenza ha espresso qualche dubbio. E così l’autore, Ligama, nome accreditato della street-art italiana, ha ripiegato sul legno per questa sua opera commissionata dal sindaco, Ida Carmina (Movimento 5 Stelle), che ha voluto pagarla di tasca propria per farne regalo ai compaesani. Inaugurazione oggi. A sua volta, Agrigento dedica a Camilleri una statua, opera dello scultore Giuseppe Agnello (che già firmò il celebre Leonardo Sciascia di bronzo a passeggio in una via della sua Racalmuto), voluta dal sindaco del capoluogo, Lillo Firetto (area politica di centro). Raffigura lo scrittore al tavolino di un caffè, accanto a lui una sedia vuota buona per la breve sosta di un curioso o per la foto ricordo di un turista. Verrà collocata nel centro storico della città, a pochi passi da via Atenea, il salotto agrigentino. Inaugurazione oggi, anche questa.



Probabilmente tutto sarebbe filato liscio se Firetto non fosse stato empedoclino, se non fosse stato per ben due mandati sindaco di Porto Empedocle per poi spiccare il volo sulla poltrona di primo cittadino di Agrigento (ma di cariche istituzionali ne ha ricoperte molte altre). Una coincidenza di date, di omaggi, di cerimonie che non è andata giù alla sua collega di Porto Empedocle e, pare, agli empedoclini stessi.

Prima, con termine diplomatico, Ida Carmina definisce la coincidenza «singolare» ma poi si lascia andare e sottolinea «rammarico» e «fastidio» sia personale che collettivo. «Come sempre questo paese si vede defraudato dalle sue peculiarità. È accaduto per Pirandello, accade adesso anche per Camilleri». Pirandello nacque proprio qui, a due passi da un mare che amò sempre e frequentò spesso, ma la famiglia fu costretta a riparare ad Agrigento, con il piccolo Luigi, a causa di un’epidemia di febbre gialla. Dice con fermezza il sindaco Carmina, sostenuto da Calogero Conigliaro, suo assessore alla Cultura e alla Pubblica istruzione: «Questo paese è ricco di luoghi ed atmosfere sia pirandelliani che camilleriani, di memorie che parlano dei due scrittori, dalla vecchia scuola elementare agli antichi caffè, ai suoi dintorni di mare o campagna».

Alla velata accusa di uno scippo, replica da Agrigento, con uguale fermezza ma anche con stupore, Firetto: «Dovremmo forse blindare Camilleri dentro i confini del suo paese natale? Non dare licenza a una città straniera, metti Lisbona o Madrid, di dedicargli una strada? Fare di uno scrittore tradotto in oltre venti lingue un’icona ad uso e consumo della Sicilia o addirittura di una sola porzione dell’Isola? Posso convenire che, come da tradizione, “Nené” fosse, da buon empedoclino, diffidente nei confronti degli agrigentini. Ma certo da loro accettò compiaciuto la cittadinanza onoraria. Fui io poi a parlargli della volontà di dedicargli una statua mentre era ancora in vita, un’opera che, da sindaco di Porto Empedocle, volevo fare realizzare in paese. Lui mi rispose: “Lillo, non mi pare il caso. Cosa facciamo, il bis di Carlo Bo che gli hanno intitolato una strada mentre era vivo?”. E realizzammo invece una statua di Montalbano, non sulle fattezze televisive di Luca Zingaretti ma su quelle del commissario letterario».

Porto Empedocle dovrebbe comunque nutrire un grosso senso di colpa nei confronti di Camilleri, quello di avere lasciato crollare (il rudere è stato rimosso per motivi di sicurezza) la vecchia casa dei nonni materni dello scrittore, i Fragapane, antica dimora nella quale “Nené” trascorreva le sue estati fino a pochi anni fa, quando era ancora in buona salute. Anni e anni di incuria. Adesso il sindaco Carmina dice che c’è un progetto per ricostruirla secondo la pianta e lo stile originari. «Ne faremo la sede della Fondazione Camilleri – dice – non un museo ma un centro per la formazione di giovani scrittori, una scuola di talenti delle arti, anche della musica e del teatro. Ne ho già parlato con Andreina, una delle figlie di Camilleri». Intanto però quel luogo è stato cancellato. «L’abbiamo già trovato così, un’eredità delle amministrazioni passate», chiosa la Carmina dando l’ultima stoccata al suo predecessore che, al murale empedoclino, oggi risponderà con la sua statua agrigentina.
 
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