Alberto Genovese, parla la 18enne: «Ancora sotto choc, non ricordo nulla. Non me la sono andata a cercare»

Alberto Genovese, parla la 18enne: «Ancora sotto choc, non ricordo nulla. Non me la sono andata a cercare»
Alberto Genovese, parla la 18enne: «Ancora sotto choc, non ricordo nulla. Non me la sono andata a cercare»
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Venerdì 20 Novembre 2020, 10:35

Caso Genovese, parla la 18enne vittima del presunto stupro ad opera dell'imprenditore delle start up. Attraverso il suo avvocato Luca Procaccini, la ragazza che sarebbe stata drogata e stordita e poi violentata da Alberto Genovese ha raccontato quanto accaduto quella notte del 10 ottobre, nel superattico con vista Duomo del 43enne. «Prigioniera» per quasi 24 ore nella camera padronale di Terrazza sentimento, e ora protagonista di servizi tv, giornali e trasmissioni che parlano di quei festini e di quelle presunte violenze.

Genovese è in carcere dal 6 novembre. Lei, appena 18 anni, in queste settimane è stata anche accusata da qualcuno che le rimprovera la sua stessa presenza a quella festa: attraverso il suo avvocato fa sentire la sua voce ai quotidiani La Stampa e il Corriere della Sera: «Sono distrutta, sotto choc.

Ma di certo non me la sono andata a cercare - ha detto - Ho 18 anni, volevo solo divertirmi, ero stata invitata a una festa, mai pensavo di risvegliarmi in questo inferno». Il nome di Genovese non lo vuole neanche sentire pronunciare. Quando lo sente in tv, dice il suo avvocato, piange disperata: «Non riesco ancora a capire che cosa sia accaduto. Come sia potuto succedere».

«Quello che mi è capitato è stato una cosa tremenda. Ho rimosso tutto, ho cancellato ogni momento di quella notte. Ricordo solo la sensazione di pericolo, il dolore, l'enorme paura, quando sono riuscita a prendere il cellulare e a scrivere alle mie amiche per chiedere aiuto», ha confessato la 18enne all'avvocato. «A fatica e con l'aiuto dei suoi genitori sono riuscito a convincerla a intraprendere un percorso con dei professionisti, degli psicologi, in grado di aiutarla a rimettere insieme i cocci, per provare ad elaborare questo momento - spiega il legale - Ma è un percorso lungo, lunghissimo. Non possiamo sapere a che cosa porterà».
 

Sono passati quaranta giorni da quella notte, e lei alterna momenti di profonda depressione a momenti di rabbia viscerale. «È vero, c'era già stata a Terrazza sentimento, era stata invitata da altri e ha conosciuto Genovese lì. Ma tra loro non c'era mai stato alcun rapporto. Lei pensava di andare a una festa della Milano Bene, ma quella gente non era bene per niente. È una bambina e si è ritrovata in un girone dell'inferno», conclude il legale sulla Stampa.

«La droga che aveva assunto volontariamente in casa, forse mescolata di nascosto da Genovese con quella dello stupro, l'aveva resa incosciente come "una bambola di pezza" nelle mani del suo 'aguzzino'» si legge sul Corriere della Sera.

Intanto la difesa di Genovese sostiene che ci sono ancora «sfumature da arricchire e approfondire con i magistrati» perché «emerge un quadro un po' diverso da quello tracciato dalla Procura».

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