Scuola, Ricciardi: «Due settimane per capire l'impatto della riapertura». La quarantena resta di 14 giorni

Scuola, Ricciardi: «Due settimane per capire l'impatto della riapertura». La quarantena resta di 14 giorni
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Mercoledì 16 Settembre 2020, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 11:36

«È ancora presto dal punto di vista epidemiologico per capire l'impatto della riapertura delle scuole, dobbiamo aspettare almeno due settimane. Dal punto di vista organizzativo, invece, rimettere in moto 10 milioni di persone è stato un fatto positivo, con qualche disguido qui è lì». È il giudizio di Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica e consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto a SkyTg24.

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Dobbiamo inseguire questo virus, che circola ancora in maniera molto diffusa in tutte le regioni italiane, ed è estremamente importante identificare subito la persona positiva e tracciare. Per questo è importante l'app Immuni», ha aggiunto Ricciardi commentando i primi casi di positività registrati tra gli alunni. 

Sulla questione della durata della quarantena Ricciardi ha poi aggiunrto: «Al momento la linea è quella prudenziale del mantenimento dei 14 giorni». «È stata avviata la discussione sulla base di due documenti internazionali. Il primo della Francia, che ha ridotto in una maniera che ci ha lasciato estremamente perplessi» la quarantena «a 7 giorni, e in questo modo si perde una quantità enorme di soggetti infetti. E poi della Germania che ha proposto di abbassarla a 10 giorni. Siamo rimasti d'accordo di valutare queste ipotesi, anche se permane sia da parte dell'Oms che dell'Ecdc l'indicazione a 14 giorni. Entrambe queste istituzioni ci dicono che, se si abbassa la durata - ricorda Ricciardi - si arriva a perdere il 10% dei casi e in una situazione come quella francese, questo significa che si perdono 1000 casi al giorno». «Al momento la linea è questa, ma abbiamo anche detto che è importante che queste decisioni vengano prese con un coordinamento internazionale. Queste misure non possono essere prese dai singoli Paesi».  

Aumentare la capienza dei treni all'80% come per il trasporto pubblico? «Noi rimaniamo sempre dell'idea che abbassare la misura di sicurezza della distanza almeno di un metro è pericoloso. Però per i treni ad alta velocità dobbiamo (e stiamo) affrontando la questione in maniera univoca per tutti i vettori nazionali. Approfondiremo, e nel breve periodo daremo una risposta anche per questo». Ricciardi si è detto perplesso per un possibile aumento all'80% della capienza de treni ricordando, però, che oggi «il 50% è per l'alta velocità, mentre invece ci sono numerosi trasporti locali che già marciano all'80%». 

Abbandonare o meno il doppio tampone negativo per certificare la fine dell'infezione? «Per il momento siamo ancora su questa misura prudenziale, ma stiamo considerando ipotesi alternative». «L'idea è quella di considerare una valutazione anche clinica, come suggerito dall'Oms per i Paesi che hanno difficoltà a fare tamponi. Ma per un Paese come il nostro», in grado di eseguire questi test, «il doppio tampone negativo garantisce di non rimettere in circolazione persone positive», evidenzia l'esperto. 

 Il tampone ogni quattro giorni per i calciatori «era una misura pensata per il calcio ultra professionistico e per la serie A, che poi è stata estesa alle serie inferiori senza che noi fossimo interpellati. Noi possiamo tarare, sempre sulla base dell'evidenza scientifica, delle misure che allo stesso tempo siano sicure ma anche sostenibili da parte di squadre dilettantistiche o che non hanno le stesse possibilità della serie A. Per la serie A per il momento rimangono i quattro tamponi, però visto che la misura in qualche modo incide in maniera forte sulle mucose dei calciatori, perché avere un tampone ogni quattro giorni è qualcosa che comunque ha un impatto, stiamo analizzando delle alternative». 


«In questo momento assembramenti di massa che coinvolgono migliaia di persone non sono pensabili». Walter Ricciardi ha così bocciato l'ipotesi di una riapertura degli stadi. «In questo momento - spiega - bisogna vedere l'effetto dell'apertura delle scuole, che ha messo in moto 10 milioni di persone. Capire se siamo riusciti a tenere sotto controllo i focolai che, ad ora, sono circa mille. E poi riconsiderare la riapertura di assembramenti un po' più grandi. Ma certamente, fino a quando non avremo un vaccino o una terapia specifica, portare decine di migliaia di persone, tutte insieme, a contatto uno con l'altra, non è possibile». Aperture parziali invece potranno esserci ma - aggiunge Ricciardi - l'apertura non deve essere fine a se stessa, ma va tutela sia nel momento di accesso sia nel momento di deflussso. Ovviamente si tratta di un consiglio tecnico scientifico poi, come è noto, e come è stato evidente con le discoteche, i presidenti di Regione possono prendere anche decisioni alternative. Il problema è che si rimette in circolazione il virus».

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