Omicron, i posti letto in terapia intensiva salgono. Raddoppiano i bimbi ricoverati

L'area Nordovest del Paese rischia di passare in blocco in zona arancione (Piemonte, Liguria, VdA)

Omicron, posti letto in terapia intensiva sale in 6 regioni italiane e accelerazione nei ricoveri
Omicron, posti letto in terapia intensiva sale in 6 regioni italiane e accelerazione nei ricoveri
di Stefania Piras
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Mercoledì 5 Gennaio 2022, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 15:25

Un'Italia sempre più arancione a giudicare dall'aumento di persone che vanno in ospedale o vengono trasferite in rianimazione. I reparti ospedalieri si stanno rapidamente riempiendo per curare i pazienti che contraggono il Covid-19. Nella settimana tra il 28 dicembre e il 4 gennaio il tasso di crescita dei ricoveri Covid negli ospedali sentinella Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) ha avuto una accelerazione del 25,8%. Emerge dal report sui dati raccolti da 21 strutture sanitarie e ospedaliere e 4 ospedali pediatrici distribuiti su tutto il territorio. La proporzione tra pazienti vaccinati e no vax rimane stabile: i non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 72% del totale. La metà godeva di buona salute e non aveva comorbidità. Il range di età va dai 18 agli 83 anni. 

Bimbi: il contagio corre

Fiaso ha diffuso anche dei dati importanti sulla diffusione del virus tra i bimbi, sia quelli in fascia d'età vaccinabile che quelli in fascia d'età non vaccinabile (0-4 anni). Nella settimana 28 dicembre-3 gennaio crescono dell’86% i pazienti sotto i 18 anni. E nel giro di una settimana sono raddoppiati i pazienti pediatrici. 

Nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella il numero dei bambini ricoverati è passato da 66 a 123 ed è triplicato il numero di piccoli in terapia intensiva da 2 a 6 in una settimana.

Tra i piccoli degenti il 62% ha tra 0 e 4 anni ed è dunque in una fascia di età non vaccinabile. «La stagione invernale determina un atteso aumento della circolazione dei virus respiratori e del ricorso all’ospedalizzazione ed è prevedibile che nelle prossime settimane il peso sugli ospedali possa crescere ulteriormente», dichiara il Presidente di Fiaso, Giovanni Migliore.

La curva dei contagi cresce in modo esponenziale, aumentano i pazienti che necessitano di essere intubati e di essere ricoverati. Quindi, il peso sugli ospedali è destinato a crescere. Com'è la situazione? La fotografia di quel che sta succedendo negli ospedali la scatta Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e degli ospedali. «Quello che stiamo osservando è che un numero significativo di pazienti che arrivano in ospedale per altre malattie (traumi, tumori, scompensi cardiocircolatori) all'atto del ricovero, che prevede il tampone, vengono trovati portatori dell'infezione da Covid ma senza sintomi di malattia e questo aumenta la pressione nelle aree Covid delle strutture sanitarie», avverte. Non solo. «Il raddoppio dei ricoveri pediatrici, in particolare i bambini sotto i 4 anni, deve indurre a una rapida accelerazione della campagna vaccinale - sottolinea Migliore - il vaccino degli adulti ad oggi rappresenta l'unica arma che abbiamo a disposizione per proteggere i più piccoli e più fragili che non possono ancora essere vaccinati». 

 

Percentuali di saturazione delle rianimazioni 

I posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti con Covid-19 restano al 15% a livello nazionale ma crescono in 6 regioni: Abruzzo (arrivando al 13%), Basilicata (4%), Lombardia (15%), PA di Bolzano (19%), Piemonte (19%) e in Valle d'Aosta (con un +3% arrivano al 12%). Stabile oltre la soglia del 10% in Calabria (15%), Emilia Romagna (15%), Lazio (17%), Liguria (21%), Marche (21%), PA di Trento (24%), Sicilia (13%), Toscana (15%), Umbria (12%), Veneto (19%).

In calo in Campania (8%), Friuli (16%). È quanto emerge dal monitoraggio dell'Agenas, che confronta i dati del 4 gennaio con quelli del giorno precedente. 

Anche il numero dei ricoveri ospedalieri si alza dell' 1% e passa a un'occupazione del 20%, con casi di regioni che stanno raggiungendo soglie da zona rossa. Un esmpio su tutti: la Valle d'Aosta ha i reparti occupati al 47% (+2 nelle rispetto al giorno precedente). E la Calabria al 32% (+1%). 

Al pari della variante Delta che era penetrata nell'area Nordest del Paese, ad oggi sembra il Nordovest la zona italiana che registra il maggior numero di contagi, dovuto con molta probabilità alla variante Omicron. Omicron è già prevalente in Italia, ha detto l'infettivologo Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma e consulente dell'Agenzia europea del farmaco Ema per le malattie infettive, intervenuto ad 'Agorà' su Rai Tre. 

Podcast > Omicron non è un raffreddore

Nordovest sotto scacco

Piemonte

Il Piemonte viaggia spedito verso la zona arancione in cui si entra formalmente con le terapie intensive occupate oltre o al 20% e i ricoveri sopra al 30%. Nella giornata del 3 gennaio, quindi due giorni fa, nei Pronto soccorso piemontesi su 129 accessi, 48 sono stati classificati come sospetti Covid-19: significa circa il  37% e rappresenta il carico assistenziale sulla rete di emergenza dovuto a casi sospetti Covid-19; un indicatore che ci dice quanta richiesta c'è da parte di contagiati e sospetti contagiati che temono un decorso complicato della malattia. E ci dice anche quanto lavoro in più c'è per i sanitari che devono seguire queste persone seppur non ricoverate. 

Valle d'Aosta

La Valle d'Aosta registra un aumento di ricoverati in terapia intensiva e nei reparti ordinari, rispettivamente nell'ordine del 3% e del 2%. I ricoveri per Covid, in particolare, sono schizzati al 47%: vuol dire che quasi la metà degli ospedali si sta occupando di Sars-Cov-2 (con ricadute molto negative per i pazienti che hanno altre malattie). La Valle d'Aosta il 73% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale (una delle ultime regioni nella classifica delle vaccinazioni per regione).

 

Liguria 

I reparti degli ospedali liguri sono pieni al 31%. Le rianimazioni al 21%. Anche la Liguria rischia di passare presto in zona arancione. La Liguria è una delle regioni con la popolazione più anziana d'Italia. Questo, ha spiegato il presidente Giovanni Toti, causa il 25% in più di accessi in ospedale.

Lazio

Il Lazio è attualmente in zona gialla. Ha il 17% dei posti in rianimazione occupati, e il 20% dei reparti ordinari. «Bisogna correre poiché i casi sono destinati rapidamente ad aumentare. Chi non è vaccinato rischia la vita e intasa gli ospedali. Oggi il Policlinico Umberto I prende in carico due pazienti non vaccinati di 40 anni destinati alla terapia intensiva in ECMO ovvero in circolazione extra corporea», ha dichiarato oggi l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Il Lazio ha superato l'80% della copertura vaccinale. 

Sicilia

La Sicilia è una di quelle regioni che rischi di passare in zona arancione. Il 72,4% dei siciliani ha completato il ciclo vaccinale: ultima insieme alla provincia di Bolzano nella classifica regionale della copertura vaccinale. «Il peggio è arrivato, bisogna agire in fretta. La tenuta sociale sta già crollando per l'aumento rapidissimo del numero dei ricoveri e l'escalation di aggressioni contro i sanitari, anche solo verbali e non denunciate. Non manca giorno che all'Ordine dei medici non arrivino segnalazioni di pazienti esasperati e violenti. Siamo disponibili a trovare insieme soluzioni». Lo ha detto il presidente dell'Omceo di Palermo Toti Amato, componente del direttivo Fnomceo. «Ospedali, pronto soccorso, medici di famiglia sono presi d'assalto per la paura del contagio - spiega Amato - L'epidemia dilaga e la già modesta schiera di sanitari si assottiglia sempre di più. D'altra parte, se alla storica inadeguatezza del numero di medici in Sicilia, aggiungiamo l'assenza di circa 2000 medici e odontoiatri non vaccinati (rilevati da una prima stima sommaria dalla nuova piattaforma ministeriale), oltre ai positivi e in quarantena e ai 2500 professionisti che non hanno ricevuto la terza dose booster del vaccino anti-Covid (anche se oltre la metà si sono vaccinati nell'ultima settimana), è facile comprendere la condizione di stress e di paura di tutti i sanitari». 

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