Covid, il dramma di Bellugi, l'ex calciatore dell'Inter: «Questo virus maledetto si è preso le mie gambe. Avrei preferito morire»

Covid, il dramma di Bellugi, l'ex calciatore dell'Inter: «Questo virus maledetto si è preso le mie gambe. Avrei preferito morire»
di Salvatore Riggio
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Mercoledì 23 Dicembre 2020, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 13:00

Mauro Bellugi è sempre stato un combattente. A 20 anni ha vinto lo scudetto con l'Inter (1970-71), oggi si trova a duellare contro le avversità della vita. Intorno alla seconda metà di novembre all'ex difensore nerazzurro (ha giocato anche con Bologna, Napoli e Pistoiese, ritirandosi nel 1981 con 335 presenze sulle spalle) sono state amputate le gambe, dopo che qualche settimana prima era stato ricoverato a causa del Covid-19. Durante la degenza in ospedale, le sue condizioni di salute sono peggiorate per altre patologie e questo ha spinto i medici a operarlo di urgenza. Cresciuto nelle giovanili dell'Inter, è rimasto in prima squadra dal 1969 al 1974 segnando il suo unico gol. Di destro, negli ottavi di Coppa dei Campioni contro il Borussia Moenchengladbach il 3 novembre 1971, nella partita vinta dall'Inter per 4-2, giocata due settimane dopo la famosa gara della lattina in Germania e annullata per la Coca-Cola lanciata dalle tribune sulla testa di Boninsegna. Nel 1974 si è trasferito al Bologna: in Emilia è rimasto fino al 1979 diventando un punto di riferimento per la difesa rossoblù, nonostante il grave infortunio rimediato nel 1976-77 (solo due gare quell'anno). Bellugi è passato al Napoli nel 1979-80 e nella Pistoiese nel 1980-81, chiudendo la carriera in Toscana per i troppi dolori alla gambe. Con la Nazionale tra il 1972 e il 1980 ha collezionato 32 presenze, disputando i Mondiali del 1974 in Germania Ovest (azzurri eliminati al primo turno) e quelli del 1978 in Argentina (quarto posto). Dopo il ritiro, Bellugi è stato spesso ospite dei programmi calcistici dell'emittente televisiva 7 Gold. Interventi precisi, schietti. Appena ha raccontato tutto in una videochiamata con Luca Serafini, trascritta sul sito altropeniero.net, sono stati tantissimi i messaggi sui social (l'hashtag #bellugi è finito nelle tendenze Twitter). «Non sto proprio bene, diciamo. È stata una cosa micidiale», ha spiegato. Alternando momenti di sconforto a commenti ironici, scherzosi.

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Come è nel suo carattere. Cosa è successo?
«Questo Covid insieme a un'anemia, si è scatenato per bene e mi ha mandato le gambe in cancrena.

O eliminavo loro o eliminavo me. Però, ho moglie e una figlia. E allora ho eliminato loro. Sinceramente se fossi stato da solo, ci avrei pensato un po'».


Perché dice così?
«Il dolore è immenso, solo chi ha provato questa cosa può dirlo, commentarlo. È un dolore continuo, sempre. Sei sempre sotto morfina, è davvero durissima. Ci sono momenti nei quali non ce la fai».


Ma adesso come sta?
«Le ferite ora vanno bene. Sto aspettando la riabilitazione. Sto facendo un po' di ginnastica con un fisioterapista. Vado avanti. Non posso fare altro. I momenti di sconforto ci sono, anche di pianto. Mi dispiace per la gamba destra. Ci tenevo più della sinistra».


È quella del gol in Coppa Campioni.
«Sì, ho segnato la mia unica rete, nel 1971 contro il Borussia Moenchengladbach».


Adesso?
«Prenderò delle protesi, voglio battere il record di Pistorius. Certo, ci vuole coraggio ad andare avanti. Però, con le protesi con quei pochi passi potrò fare qualcosa, andare al ristorante, passeggiare. Mica devo fare altre rovesciate».

 


Non è stato facile in queste settimane.
«Ho dovuto smettere a calcio per problemi alle gambe, giocandomi il Mondiale di Spagna 1982. Adesso è accaduta questa cosa. Nella vita sono cose che possono capitare».

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